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Se n’è andato Danilo Martinelli a 55 anni

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Danilo Martinelli

Danilo Martinelli è mancato questa notte all’affetto della moglie Rosanna, dei figli Francesca e Tommaso, del genero Saverio, delle nipotine Emma e Anita e dei tanti parenti e amici.

Era ricoverato da pochi giorni all’ospedale Sant’Anna.

Questa sera (lunedì 20) il Rosario presso l’obitorio dell’ospedale, il funerale martedì 21 febbraio alle 10,30 dall’obitorio per la chiesa di Cagnola.

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Un autotreno di fieno da Castelnovo ad Amandola

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Un autotreno carico di fieno ha lasciato la montagna reggiana per raggiungere le Marche. Ancora solidarietà dagli agricoltori della nostra montagna verso i colleghi più sfortunati del centro Italia. Il viaggio è avvenuto nei giorni scorsi.

A segnalare la necessità di fieno di due aziende agricole nel comune di Amandola (in provincia di Fermo) che hanno perduto il proprio fieno a causa delle forti nevicate del gennaio scorso, è stata la Cia di Ascoli Piceno e Fermo, alla consorella di Reggio Emilia, che tramite la struttura zonale della montagna diretta da Claudio Gaspari ha potuto soddisfare la richiesta, grazie alla generosità di diverse aziende, associate e non, alla confederazione di Castelnovo ne’ Monti: Azienda agr. Lina di Campani Pierpaolo, Azienda agr. Campani Roberto, Comastri Orfeo e Pierpaolo società semplice, Az. Agr. Corti Giancarlo, Az. Agr. Giovanelli Simone, Az. Agr. Maioli Gianni. Per il trasporto hanno contribuito Romei autotrasporti, Carpenteria CS di Capanni Stefano, Ettore Giampellegrini, Latteria sociale Cagnola, Maverick Pub. 32 balloni sono stati offerti dalle aziende suddette e caricati sull’autotreno.

“Gli agricoltori italiani si contraddistinguono per la loro natura solidale. Chi lavora nei campi conosce perfettamente la fatica e la durezza necessaria per ottenere dei risultati. Per questo la Cia sostiene e promuove iniziative a sostegno delle aziende agricole colpite dalle continue scosse di terremoto. Una situazione complicata dall’ondata eccezionale di gelo e neve del gennaio appena trascorso. Le nostre azioni hanno il duplice fine di contribuire alla ricostruzione e alla ripresa dell’economia di queste aree a forte vocazione rurale, duramente provate dopo cinque mesi in balia della natura, e permettere così anche un rapido ritorno alla normalità”.

Lo ha scritto in una lettera il presidente provinciale Cia Antenore Cervi agli agricoltori che hanno donato il proprio fieno: “Ci pare che il Tuo gesto – fornire foraggio ad allevatori delle zone terremotate – rientri pienamente in questo spirito, che rappresenta il meglio del modo di essere degli agricoltori e ne segnala la natura profondamente solidale”.

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Simone Lugarini di Montalto primo classificato al premio #ERStars

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La settimana scorsa, presso la Sala Cinema del museo Macro di Roma, Simone Lugarini di Montalto è stato premiato come primo classificato al premio #ERStars nell’ambito dell’edizione italiana 2016 di Wiki Loves Monuments, il più grande concorso fotografico del mondo.

Lugarini ha vinto presentando al concorso una suggestiva foto del Castello di Canossa.

Wiki Loves Monuments è il concorso fotografico internazionale promosso da Wikipedia che a livello italiano è sostenuto da numerosi enti e associazioni in veste di sponsor o partner nonché del Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo e da enti pubblici, quali Regioni e Province.

I partner locali hanno dato vita ad alcuni premi speciali come quello nato dalla collaborazione tra APT e MIBACT, estesa al Touring Club italiano, che ha messo al centro dell’obiettivo 73 “monumenti stellati” contrassegnati da un asterisco nella Guida d’Italia del TCI, di cui Lugarini ha vinto il primo premio.

Il concorso che Wikipedia ha lanciato nel 2012 e che ad oggi vede il coinvolgimento di oltre 40 Paesi dei 5 continenti ha l’obiettivo di valorizzare attraverso internet i patrimoni artistico–culturali locali che appartengono all’intera umanità. 

Chiunque può partecipare pubblicando in rete la foto di uno dei luoghi in gara al concorso fra chiese, piazze, luoghi storici, parchi protetti e molto altro, scegliendo fra quelli in lizza sul sito del concorso. 

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Incidente tra due auto a Meruzzo: interviene l’elisoccorso

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Immagini di repertorio

Un violento incidente stradale si è verificato nella prima mattinata a Meruzzo di Villa Minozzo, sulla strada provinciale 9. Un’autovettura Fiat Panda condotta da un 75enne di Reggio Emilia, si è scontrata frontalmente con una Ford Fiesta condotta da una signora 59enne di Villa Minozzo.

L’urto è stato particolarmente intenso e mentre la conducente è stata trasportata al pronto soccorso dell’ospedale S. Anna, per l’anziano conducente si è reso necessario l’arrivo dell’elisoccorso ed il trasporto presso l’ospedale di Baggiovara, nel modenese.

Sul posto anche una pattuglia della polizia stradale di Castelnovo ne’ Monti, che dovrà ora chiarire l’esatta dinamica e la responsabilità dell’evento.

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“Ipotesi ricostruttive del Castello di Canossa in epoca estense”: un convegno dei Lions a Reggio

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Il Castello di Canossa (foto Redacon)

Riscoperta del castello di Canossa? Sì, perché finora è stato studiato solo il suo assetto medioevale e matildico, dimenticando altre epoche importanti. Ora viene proposta la versione della sua struttura in epoca estense, giovedì, 23 febbraio, alle 16, al centro Giovanni XXIII (via Prevostura 4) in centro storico, a Reggio Emilia, durante l’incontro di studio: “Ipotesi ricostruttive del castello di Canossa in epoca estense”.

Il meeting è organizzato dai Lions Club: Albinea “Ludovico Ariosto” e Canossa-Val d’Enza in collaborazione con la sezione reggiana della Deputazione di Storia Patria per le Antiche Province modenesi.

Durante l’incontro verrà annunciata la sinergia fra le sezioni reggiane del Cai, il Fai (Fondo Italiano Ambiente), Italia Nostra, Istituto italiano dei castelli, che patrocinano l’incontro e si prodigheranno per “salvare” il castello di Canossa e la sua storia.

“L’incontro – spiega Maria Cristina Cocchi (presidente Lions Club Albinea “Ludovico Ariosto”) – si inserisce in un percorso che vede il Lions Club Albinea” Ludovico Ariosto”, insieme al Club Canossa Val d’Enza, firmatario di un protocollo d’intesa con il Cai e le Università di Bologna e Verona per avviare la campagna di scavi archeologici sull’antico borgo di Canossa. Gli scavi – precisa Cocchi – proseguiranno per otto anni e da questi gli esperti si aspettano ritrovamenti di grande interesse. Nel frattempo noi saremo impegnati a valorizzare il castello di Canossa e la sua straordinaria storia. In questa ottica di valorizzazione i relatori del convegno si occuperanno del periodo estense del castello, offrendo spunti di grande interesse e di novità portando il focus su una zona d’ombra della storia di Canossa, poiché l’importanza della figura di Matilde ha polarizzato l’attenzione degli studiosi sulla fase medioevale”.

L’incontro sarà aperto da Maria Cristina Cocchi Vezzosi, Demetrio Lombardi (presidente Lions Club Canossa/Val d’Enza) e Giuseppe Adriano Rossi (presidente Deputazione Storia Patria – sezione di Reggio Emilia). Interverranno: Corrado Roggeri (vicepresidente delegazione Modena Reggio dell’Istituto Italiano dei Castelli) che terrà una prolusione dal titolo: “Il castello di Canossa: nuove prospettive di indagine” a cui seguirà Massimiliano Righini, storico, oplologo (membro del consiglio scientifico dell’Istituto Italiano dei Castelli) che spiegherà: “Il disegno dell’assedio del 1557 nel rapporto tra l’architettura del castello di Canossa e le sue capacità operative”; Alberto Monti, archeologo medievista (membro del Consiglio Scientifico dell’Istituto Italiano dei Castelli), Giovanni Maccioni, esperto di computer grafica e ricostruzioni virtuali (membro del consiglio direttivo dell’Istituto Italiano dei Castelli): “Le strutture del Castello di Canossa: un problema aperto”.

Modererà l’incontro di studi: Aurelia Fresta (consigliere – segretario Deputazione Storia Patria – sezione di Reggio Emilia).

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A St. Moritz con il Razzo Fan Club

Lunedì sul campo #18 / Vincono Reggiana e Lentigione, perdono la Correggese e il Carpineti. Il derby tra Vianese e Baiso finisce 1-1

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Un’azione di Vianese-Baiso/Secchia

Pratica Lumezzane risolta con due reti, una per fase finale dei due tempi. La prima vera occasione è degli ospiti, quando Rozzio s’immola murando il tap-in di Bacio Terracino, dopo un’incertezza di Perilli. Al 33’ Ghiringhelli crossa, dopo un bello scambio con Cesarini, e Bovo spara col piatto, ma la risposta di Pasotti è puntuale. Al 42’ si sblocca la gara: Cesarini va via dal vertice sinistro dell’area, e Varas lo tocca da dietro, è rigore. Dagli 11 metri va lo stesso Cesarini, che non sbaglia. Poco prima dell’intervallo, gli ospiti potrebbero trovare l’1-1, ma il destro di Speziale esce di poco. Nella ripresa la Reggiana costruisce molto, e Sbaffo manca per due volte l’appuntamento col gol, così come Genevier che spara alto da posizione favorevole. Inoltre, al 12’, il signor Zingarelli ferma l’azione, proprio quando Cesarini insaccava, per una presunta spinta dello stesso fantasista. Il Lumezzane non incide molto, perché i ragazzi di Menichini sono ordinati e compatti. A 3’ dal termine chiude la gara un gran gol di Contessa, che controlla un traversone dalla destra, e con un sinistro al volo fa cadere la palla vicino al palo lungo. Ora i granata sono quarti, a -6 dal Parma e a -8 dal Venezia. Sabato ore 14:30, Fano-Reggiana, per continuare questa striscia positiva.

In Serie D arriva il secondo KO consecutivo per la Correggese, che ospitava la capolista Imolese nel big match di ieri pomeriggio.  In 18’ gli ospiti sono già sul 2-0; evidentemente i ragazzi di Bagatti hanno sbagliato l’approccio a questa gara di grande importanza, nonostante nei primi minuti Dianda ha avuto due buone occasioni (una traversa). Al 10’ la sblocca Ambrosini, che beffa un incerto Consol. Otto minuti dopo raddoppia Santiago Ferretti, dagli sviluppi di un corner. Nella ripresa, invece, i biancorossi sembrano partire col piede giusto, accorciando le distanze al 54’ con Bovo. Però, nella successiva mezz’ora di gioco, non ci sono occasioni degne di nota. A 8’ dal termine espulso Di Maio per un braccio largo. Ora l’Imolese dista 7 punti, e le seconde, Lentigione e Delta Rovigo, 6 punti: inevitabile dire che queste due sconfitte consecutive con Ravenna e Imolese, complicano seriamente le ambizioni della squadra di Correggio. Vince ancora il Lentigione, che ora ha portato la striscia di successi consecutivi a quattro. In quel di Tavarnelle Val di Pesa, al 19’ arriva l’1-0 di bomber Marijanovic; il vantaggio dura 15’, a causa del pareggio dei padroni di casa, con Regoli. Decide la gara Rocco, freddo dagli 11 metri, a 3’ dall’intervallo. Domenica, per l’ottava di ritorno, il Lentigione ospiterà il Mezzolara, mentre la Correggese farà visita all’Adriese.

 

In Eccellenza continua il mal di trasferta per il Carpineti, che come spesso accade, rientra a casa con un pugno di mosche, pur non demeritando, anzi.  A Salsomaggiore termina 1-0 per i locali. Come si è già verificato diverse volte, i ragazzi di Pivetti sono andati sotto nei primi minuti, al 6’ con Bonati, ancora una volta dagli sviluppi di un corner. Gli appenninici ci hanno provato in tutti i modi a riacciuffare la partita, ma la porta difesa da Bonafini era stregata. Poco prima del vantaggio, sono arrivate due palle gol, una per Barozzi e una per Ferrara, con esito sfortunato. Al 20’ altra grande chance per Ferrara, che spara sul portiere. Al 41’, punizione di Barozzi, ma l’estremo difensore ospite (probabilmente il migliore in campo) risponde ancora presente. Nella ripresa la squadra cala, e non si registrano limpide occasioni. Ad una manciata di secondi dal termine, il signor Molinaroli espelle Frigeri e Daniele Barozzi, in uno scontro che ha lasciato non pochi dubbi. Domenica a Carpineti arriverà la Fidentina, in un match davvero fondamentale, a nove gare dal termine, in chiave salvezza, e con ogni probabilità, mister Pivetti dovrà fare a meno del suo uomo migliore.

 

In Prima Categoria, girone D, bastano 45’ all’Atletico Montagna per annichilire l’Albinea, sempre più ultimo. La prima frazione di gara termina infatti 5-1, con reti di Predelli, Silvestri, Marchesini, Lombardi, Guatteri. Per gli ospiti rete della bandiera di Mattana. Con questo successo, la striscia positiva dei ragazzi di Capanni dura da ottobre, e i punti dal PGS Smile, capolista, sono tre. Domenica a Castelnovo arriva il Lama 80, è per l’Atletico esiste un solo imperativo:vincere, per continuare a stare nelle prime posizioni.

È andato in scena a Viano il big match di giornata, ovvero il derby tra Vianese e la capolista Baiso/Secchia. È stata una partita sostanzialmente equilibrata che non ha regalato in realtà grandi emozioni, oltre alle due reti. Dopo una fase di studio, passano in vantaggio i locali con Mozzini, al minuto 20. Fino all’intervallo non si registrano pallegol, a differenza dei diversi gialli, visto il grande agonismo in campo. Nella ripresa, pronti e via e Severi risolve una mischia da corner, pareggiando i conti. Anche stavolta, dopo la rete non è una bella partita dal punto di vista delle occasioni; la Vianese prova a spingere ma non incide mai realmente, gli ospiti hanno una grande palla gol, ma l’estremo difensore di casa risponde presente, per il resto sono scialbi i tentativi dei ragazzi di Montermini. Perde il Villa Minozzo in casa, col Bellarosa, per 1-0. Il solito Mbaye decide la gara casalinga del suo Quattro Castella contro il Real Casina, che a quota 23 può comunque ritenersi tranquillo, al momento. Importante successo esterno in chiave salvezza per il Cavola, grazie ad un rigore di Rossi, contro il Montecavolo: ora gli appeninici sono sempre ultimi ma a quota 12, ad un punto dal Ramiseto/Cervarezza, a due dal Puianello, e a tre dalla Borzanese, che è nell’ultima posizione valida per la salvezza diretta. Da non dimenticare che il Cavola ha due gare in meno, e la prima verrà recuperata mercoledì 22, sul campo del Villa Minozzo. Vittoria importante anche per il Ramiseto, che in casa vince per 3-2 contro la più quotata Boiardo Maer. Per i locali reti di Barozzi e Cani, oltre un autorete. Nel prossimo turno il Villa ospiterà la seconda forza del campionato, il Fellegara, ancora imbattuto. Il Baiso ospiterà il Montecavolo, il Ramiseto andrà sul campo del Bellarosa, il Cavola ospiterà la Borzanese, e a Casina ci sarà il derby tra Real Casina e Vianese.

 

Derby di Terza Categoria che termina 1-1, quello tra Collagna e Combriccola di Casale. Reti di Fontanesi e  Ferretti G., su rigore. Perde il Progetto Montagna, nella difficile sfida interna con la Reggio Calcio, per tre reti a zero. Successo esterno, invece, per il Ligonchio, che con bomber Nuccini (capocannoniere) e Dallagiacoma regola il Rubiera, e resta attaccato al gruppetto (con Cavriago e Sabbionese) a quota 38, alle spalle della seconda, la Reggio Calcio (a quota 41). Nel prossimo turno il Collagna andrà sul campo del fanalino di coda Real Reggiano, il Ligonchio avrà il big match nel campo della Sabbionese, che è davvero in stato di grazia, il Progetto farà visita alla Virtus Bagnolo, e la Combriccola ospiterà il Real San Prospero.

 

 

 

 

 

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Massimo Zamboni presenta a Castelnovo il libro scritto con Vasco Brondi “Anime Galleggianti”

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Una presentazione letteraria che sarà sicuramente di grande fascino è in programma nella sala concerti dell’Istituto Merulo (centro culturale polivalente, via Roma 4) giovedì prossimo, 23 febbraio (alle ore 21).

“Storie di luoghi e non” è il titolo della serata, che rientra nel progetto culturale tra i Comuni dell’Appennino “Il nido nell’erba”, e vedrà protagonista Massimo Zamboni che presenterà il suo ultimo libro, scritto a quattro mani con Vasco Brondi, “Anime galleggianti”.

Un’opera letteraria, ma accompagnata da un affascinante corredo fotografico con le immagini di Piergiorgio Casotti.

È inevitabilmente un libro che suscita rimandi musicali, visto il percorso artistico dei due autori:

Vasco Brondi e MassimoZamboni

Massimo Zamboni, cofondatore di Cccp e Csi, poi rivelatosi autore maturo e raffinato, con il suo libro precedente (ultimo di una produzione ormai consistente) “L’eco di uno sparo”, pubblicato nel 2015 con Einaudi, che ha ricevuto grandi apprezzamenti critici ed un ottimo successo.

Vasco Brondi, cantautore ferrarese, creatore del progetto musicale “Le luci della centrale elettrica”, diventato una sorta di icona nell’ambito della musica indipendente, a sua volta già autore di racconti e graphic novel.

Zamboni sarà alla sala concerti del Merulo per parlare di questa collaborazione artistica e del suo portato, “Anime galleggianti” appunto.

Una storia che galleggia in un tema incantato: il viaggio sulla zattera. Infantile sogno da ragazzini che tutti hanno fantasticato poi abbandonato. La deriva. L’approdo. E una pianura tutta attorno.

Un viaggio dalla pianura al mare, tagliando per i campi: per una settimana Massimo, Vasco e Piergiorgio, il fotografo che li accompagna, navigano a una velocità massima di dieci chilometri l’ora le acque magiche e surreali del Tartaro Canal Bianco, uno dei tanti canali che attraversano la pianura padana nella zona del Polesine.

Gli argini del canale sono molto alti, la pianura è quasi solo una proiezione mentre le giornate scorrono all’interno del canale, tra incontri con pescatori, aironi, immigrati rumeni e cinesi, idrovore, reti da pesca, pesci siluro, canne, tralicci e chiuse. In mezzo a questa “Amazzonia immaginaria”, si alternano le soste in minuscoli paesi dove la vita sembra possedere ancora ritmi e ragioni antichi, ma dove in realtà sono avvenuti cambiamenti profondi nel tessuto economico e sociale, alla presenza costante di ricordi legati a coloro che di questi territori hanno saputo raccontare la malinconica bellezza, come Zavattini, Bassani, Ghirri.

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Sulla scuola reggiana gli effetti del baby-sboom

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Presentazione dell’annuario scolastico 2016/2017

Continua la frenata della popolazione scolastica reggiana, frutto del quarto calo consecutivo  nel settore 0-6 anni (nidi e soprattutto scuole dell’infanzia) che inizia a riverberarsi anche su elementari (praticamente stabili) e medie (un centinaio di studenti in meno rispetto all’anno prima), mentre continuano a crescere gli iscritti alle superiori. E’ quanto attesta l’ultimo numero dell’Annuario della Scuola reggiana, l’importante pubblicazione curata dal professor Luciano Bonacini e da Silvia Ballabeni per la Provincia e l’Ufficio scolastico regionale (ex Provveditorato agli studi) che da oltre vent’anni fornisce  a tutti gli operatori della scuola, in modo esauriente e dettagliato, un quadro informativo quantitativo e qualitativo del sistema educativo provinciale.

In questo anno scolastico 2016/17 il numero complessivo di alunni e studenti reggiani (che da questa edizione dell’Annuario non considera più gli iscritti ai corsi serali) si attesta a 83.246 unità, con un calo di 39 alunni rispetto all’anno scolastico 2015/16. Gli iscritti alle scuole non statali risultano essere 16.634, pari al 20% dell’intera popolazione scolastica (ma a ben il 77,5% nel segmento prescolare 0-6 anni).

Significativo il confronto con l’Annuario dell’anno scolastico 2006/7, che registrava una popolazione complessiva di 73.641 iscritti: in dieci anni l’aumento è di quasi diecimila  studenti (+13%), ma è relativo in pratica ai primi sei anni fino al picco di 83.038 iscritti del 2012/13, dato rispetto al quale negli ultimi anni si registra una sostanziale stabilità.

“Sono dati che risentono degli effetti della denatalità, un’onda lunga che  tra una decina di anni raggiungerà presumibilmente anche le superiori, dove invece la popolazione scolastica continua a crescere”, ha esordito il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giammaria Manghi presentando “un appuntamento positivamente rituale con uno strumento che la Provincia ha voluto fortemente  mantenere per la sua importanza, in quanto la scuola è lo specchio della nostra società: l’Annuario, fotografando chi cresce e viene consegnato al mondo degli adulti, ci fornisce infatti anticipazioni determinanti per comprendere un contesto sociale molto più ampio”. Dopo aver ringraziato i due curatori, nonché la dirigente Anna Campeol e il personale del Servizio Scuola “per l’importante lavoro svolto, non scontato considerando la dimensione piuttosto stretta sulle pertinenze rimaste alla Provincia”, il presidente Manghi si è quindi soffermato “su due dati particolarmente significativi, ovvero le percentuali di studenti stranieri e disabili – rispettivamente del 16,1% e del 3,7% – che confermano come quella reggiana sia una scuola inclusiva che cerca di dare opportunità a tutti, mentre i dati sul’insuccesso scolastico ci inducono a riflettere sui disagi di una fase delicata come quella dell’adolescenza”.

La vicepresidente con delega all’Istruzione della Provincia di Reggio Emilia, Ilenia Malavasi, dopo aver a sua volta ribadito “l’importanza  anche ai fini della programmazione di questo Annuario, che rappresenta una buona prassi di questa Provincia nel contesto regionale” ha quindi illustrato nel dettaglio i dati, a partire appunto del progressivo calo di iscritti nella fascia 0-6 anni “frutto della denatalità, ma anche di un contesto economico che continua purtroppo a essere problematico e che porta molte famiglie a trattenere i bambini a casa” e sottolineando “il dato di rilievo a livello nazionale della totalità di istituti del primo ciclo di istruzione organizzati in modo comprensivo, che confermano come il sistema reggiano sia precursore di ogni riforma”.

Il professor Luciano Bonacini si è quindi soffermato sui risultati scolastici: “Nelle medie, all’ottavo anno della reintroduzione dei voti numerici, dopo l’impatto iniziale che aveva visto un’impennata degli insuccessi, la percentuale degli alunni respinti è andata costantemente diminuendo attestandosi nel 2015/16 al 2,3%, sensibilmente inferiore a quella dell’anno precedente – ha detto – Aumenta invece dal 12,5% al 13,5%  la percentuale dei respinti alle superiori, soprattutto nel biennio, mentre le femmine continuano a ottenere risultati migliori dei maschi e gli stranieri hanno una percentuale di insuccesso nei professionali del 40% rispetto al 23% generale”. Bonacini ha quindi sottolineato “la diversità di risultati tra diverse scuole medie inferiori, al di là delle percentuali di alunni stranieri, con scuole dove di supera l’8% di respinti come Castellarano e Rubiera ed altre, come le due Pertini di Reggio, che invece non hanno alcun bocciato, segno che evidentemente qualcosa aleggia nell’ambito dei collegi docenti”.

L’altra curatrice dell’Annuario, Silvia Ballabeni della Provincia, ha quindi illustrato le scelte degli studenti in ambito universitario – “Le facoltà che attraggono di più i giovani reggiani sono Scienze della Comunicazione e dell’Economia (42%) e Scienze della Formazione (29%), seguite da  Ingegneria (15%), Medicina e Chirurgia (9%) ed infine Agraria (5%)” – mentre Luciano Rondanini, già Dirigente tecnico del Miur, si è soffermato sui “positivi risultati che la Legge sulla buona scuola produrrà in particolare con l’obbligatorietà e l’inserimento nella maturità dell’alternanza-scuola e a favore degli studenti disabili con una maggiore stabilità degli insegnanti di sostegno”. “Resta invece problematico – ha concluso – il passaggio cruciale tra la scuola media e le superiori, dove nel Reggiano non siamo ancora abbastanza incisivi”.

In conclusione è intervenuto lo stesso dirigente dell’Ufficio scolastico regionale XI Reggio Emilia Antimo Ponticiello che ha definito “l’Annuario uno strumento di analisi in cui crediamo molto per migliorare la progettualità scolastica in quella che, per popolazione scolastica, è la terza provincia dell’Emilia-Romagna, con una presenza davvero significativa di studenti stranieri o disabili e una grande cooperazione interistituzionale nel governare i singoli casi, oltre che i dato macro: sul sostegno, in particolare, molte scuole lavorano su progettualità in grado di potenziare gli organici”.

I numeri principali della scuola reggiana

Da 23 anni la Provincia di Reggio Emilia, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale – Ufficio XI – Reggio Emilia, mette a disposizione degli operatori del mondo della scuola l’Annuario della scuola reggiana, una pubblicazione che, in modo esauriente e dettagliato, presenta con cadenza annuale un quadro informativo sia quantitativo che qualitativo del sistema scolastico provinciale.

I dati – raccolti dai curatori dell’Annuario Luciano Bonacini e Silvia Ballabeni – registrano una complessiva stabilità della popolazione scolastica: il numero degli studenti reggiani si attesta a 83.246 unità, con un lieve calo di 39 alunni rispetto all’anno scolastico 2015/16. Nelle scuole statali, l’aumento è dello 0,09% nella scuola primaria e del 2% nella scuola secondaria di II grado, mentre nella scuola secondaria di I grado si è registrato un calo dello 0,7%. Nel segmento 0-6 anni si conferma per il quarto anno consecutivo un calo di iscritti, che passano da 4.350 a 4.338 nei servizi per la prima infanzia e da 14.563 a 14.124 nella scuola dell’infanzia.

Per quanto riguarda la scuola secondaria di II grado, nel 2016/17 gli iscritti nell’area liceale sono il 35,4% (-1,7%), segue l’area tecnica, che si attesta al 34,3% (+1,7%), infine quella professionale, i cui iscritti sono il 30,3% come lo scorso anno scolastico.

Dalle pagine dell’Annuario emergono chiaramente anche diversi aspetti peculiari del sistema scolastico reggiano, che si conferma come inclusivo ed accogliente, con una presenza di alunni stranieri sul totale della popolazione scolastica delle scuole statali pari al 16,1%, percentuale significativa anche se in leggero calo rispetto all’anno scolastico precedente, di cui oltre il 65% sono nati in Italia. Anche la presenza di alunni disabili nelle scuole statali reggiane si conferma rilevante (il 3,7% sul totale degli alunni) ed in continua crescita nella scuola secondaria di II grado, a riprova della tendenza al prolungamento degli studi.

I risultati scolastici del 2015/16 nelle scuole secondarie di I grado vedono un ulteriore miglioramento: la percentuale di alunni respinti, dopo l’impennata nell’anno scolastico 2008/09 dovuta alla reintroduzione dei voti numerici in cui era salita al 5%, è diminuita costantemente arrivando al 2,3%. Nelle scuole secondarie di II grado, al contrario, i risultati complessivi sono peggiorati rispetto all’anno scolastico precedente. La percentuale di alunni respinti è del 13,5% (+1% rispetto allo scorso anno): in dettaglio, nel primo biennio, che rappresenta il passaggio più difficile dell’intero percorso scolastico, è il 18,9% (+1,3%), nel triennio è l’8,7% (+0,8%).

Una sezione della pubblicazione è inoltre dedicata ad un focus sulla mobilità degli studenti delle scuole secondarie di II grado, nel quale viene evidenziato come gli interventi di progressivo potenziamento dei poli scolastici distrettuali operati dalla Provincia nell’ultimo ventennio abbiano portato ad una significativa riduzione della mobilità verso le scuole di Reggio Emilia sia da parte degli studenti provenienti dalla provincia che da fuori.

L’Annuario, che viene distribuito gratuitamente ai numerosi soggetti che operano nel sistema d’istruzione del territorio provinciale e regionale, è disponibile anche in formato elettronico sul sito della Provincia di Reggio Emilia (www.provincia.re.it) nella sezione “Scuola e Università”.

Annuario della Scuola reggiana, curato dal professor Luciano Bonacini e da Silvia Ballabeni 

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Carpineti, domani chiuso il ponte sul rio Lamburano

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La Provincia di Reggio Emilia informa che dalle 9 di domani, mercoledì 22 febbraio, il ponte della Sp 7 sul rio Lamburano – in località Lamburana tra gli abitati di Carpineti e Felina – sarà chiuso al transito nell’ambito dei lavori di messa in sicurezza in corso da parte dell’impresa De Angeli Galassi costruzioni Srl di Cervarezza, in particolare per la fase di cantiere riguardante il consolidamento del ponte, a tutela della statica delle sottostanti arcate in muratura deteriorate, nonché per garantire l’incolumità degli operai che stanno svolgendo i lavori di restauro delle murature.

Il traffico verrà deviato  nel seguente modo: da Castelnovo Monti e Felina verso Carpineti, proseguire sulla Statale 63, quindi sulla Sp 98 “Fondovalle Tresinaro” fino alla località Cigarello, da lì sulla Sp 36 ”Carpineti-Cigarello” fino all’abitato di Carpineti; da Carpineti verso Felina e Castelnovo Monti proseguire sulla Sp 36  ”Carpineti-Cigarello sino alla località Cigarello quindi sulla Sp 98 “Fondovalle Tresinaro” ed infine sulla Statale 63.

Per info in tempo reale sulla viabilità e in caso di eventuali emergenze consultare il profilo Twitter della Provincia di Reggio Emilia @ProvinciadiRE.

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Ma non c’è proprio proprio più la speranza di mantenere la casa della carità di Busana (cioè con le suore)?

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Una fotografia sfuocata che si presta bene a rappresentare l’attuale realtà della casa della carità di Busana. Ma c’è anche quella luce…

Questo il titolo comparso sul giornale “Oltre la Sparavalle”, espressione delle comunità cristiane della montagna occidentale del nostro Appennino: “Casa della carità, un difficile cammino. Dieci mesi di sofferenza, attesa, speranza, delusione, amarezza e…”. E poi?

Riprendiamo dunque il contenuto. Per rifare un po’ di cronaca a chi non conosce le cose appunto “oltre la Sparavalle” (in questo senso a valle di essa).

“Don Filippo e Suor Ines, a nome del Consiglio generale della congregazione mariana, presentarono al Vicariato la proposta di ritirare le suore, motivando la scelta con la scarsità delle vocazioni, l’aumentare del numero di sorelle anziane e ammalate, la necessità di ridimensionare o modificare lo status di alcune case come quelle di Castellarano, Cella e appunto Busana. Il previsto arrivo nel nostro territorio di due sacerdoti, Fratelli della carità, avrebbe comunque mantenuto una continuità con l’esperienza sin lì vissuta, continuando ad offrire un segno di carità ed uno stile di vita particolare. Chiesero inoltre di pensare ad un diverso modo di gestire quella che non avrebbe più potuto essere ‘casa della carità’ ma si sarebbe trasformata in ‘casa famiglia della carità’”.

“Immediatamente alcuni rappresentanti del Vicariato si ritrovarono e s’interrogarono sul cammino compiuto dalla casa in questi quarant’anni, giungendo ad una serie di considerazioni che, attraverso una lettera, cercarono di condividere con il Consiglio generale della congregazione. In essa veniva ricordato il ruolo assunto dalla casa in questo lungo periodo, un ruolo molto importante sia a livello ecclesiastico e pastorale che sociale, prima nella Parrocchia di Busana e successivamente nel Vicariato. Si sottolineava come don Trentino, coadiuvato dalla sua perpetua Maria, avesse fortemente voluto un segno di carità per la sua comunità e per le zone vicine, al punto di mettersi in gioco in prima persona, precedendo anche l’arrivo delle suore, le quali, attraverso suor Nazzarena prima e le altre sorelle successivamente, hanno fortificato questo segno con accoglienza e con gioia, fiduciose nella Provvidenza, pronte ad affrontare, giorno dopo giorno, difficoltà materiali e povertà spirituali”.

“Si rammentava – si legge sempre nel periodico – che negli ultimi anni, anche dopo l’arrivo dei Fratelli della carità nella zona di Ligonchio, la casa aveva assunto uno sguardo vicariale e aveva molto promosso cammini molto significativi per il crinale: il centro di ascolto Caritas, l’oratorio, la presa di coscienza di essere una sola entità, il confronto, le decisioni comuni necessarie ad affrontare l’emergenza causata dal terremoto, l’opportunità, data ai bambini e ai ragazzi che si preparavano ai sacramenti, di conoscere un luogo dove sperimentare la gratuità e l’Amore”.

“Si faceva presente che tanti ospiti hanno potuto concludere la loro vita in modo dignitoso, sereno e riconciliato con Dio, con gli altri, con se stessi e che tante persone hanno potuto esercitare la carità o comunque avere l’immagine di una Chiesa disponibile e aperta a tutti. Si invitava a non ragionare basandosi semplicemente sul numero di ospiti e ausiliari, perché il risultato non avrebbe che potuto essere negativo, non tenendo conto della ricchezza di ciò che era stato vissuto con semplicità e con i pochi mezzi a disposizione. Si chiedeva, infine, di considerare la realtà: un territorio particolarmente disagiato a livello sociale e spirituale, nel quale sono necessari segni veri di unità e di promozione del bene comune a tutti i livelli, esempi di coerenza e dignità, opportunità di scoprire l’amore di Dio per coloro che non frequentano la Chiesa e punti di riferimento per i cristiani che vedono diminuire drasticamente i loro pastori”.

Ancora: “Le difficoltà del nostro ambiente venivano proposte come una sfida a ripensare il futuro di una casa che avrebbe dovuto essere rafforzata e non privata della presenza delle suore. Questo invito, però, non è stato raccolto, neppure dopo la visita pastorale del Vescovo Massimo, al quale, in ogni incontro, è stato chiesto un aiuto; nemmeno dopo che il nostro pastore ha domandato a sua volta alla congregazione di riflettere nuovamente e di trovare, se possibile, strade alternative”.

“A distanza di tanti mesi e dopo un periodo di sofferenza ed incertezza, nell’attesa di una decisione definitiva, è giunto il tempo di affrontare una spiacevole realtà: le suore se ne andranno e, solo se ci saranno disponibilità di famiglie o di singoli a “prenderne il posto”, il Vicariato potrà pensare a costruire qualcosa di uguale ma diverso, oppure sarà la fine di un cammino quarantennale, che nessun montanaro avrebbe voluto veder concludersi. Soprattutto chi ha vissuto il dono e la grazia di avvicinarsi alla casa della carità sente il peso di questa nuova situazione e, guardando gli ospiti, prova un dolore intenso, pensando a loro, che già percepiscono la precarietà, e al futuro che li attenderà. Il rammarico, considerando la poca chiarezza che ha accompagnato questo percorso, è grande e resta un senso di amarezza nel vederci ancora una volta disconosciuti. L’equazione fratelli=sorelle, pur riconoscendo il grande valore dell’operato dei primi, non è corretta, perché si tratta di presenze diverse e complementari. Ciò rende, di conseguenza, poco comprensibile questa decisione che, nonostante le rassicurazioni, sembra essere dolorosa solo per chi la sta subendo”.

“E adesso, che si fa? Innanzi tutto, la preghiera. Non per smuovere le montagne, non per fare cambiare idea, non per chiedere miracoli, ma piuttosto per smuovere le nostre coscienze: la preghiera per stare in ascolto del Signore. Poi, il porci una domanda: e io, Signore, in questa situazione cosa posso fare di mio? Mi sento di raccogliere una sfida? Mi sento di affrontare una provocazione?”.

“E’ vero, siamo in una situazione deficitaria sotto tanti aspetti, sotto tutti gli aspetti: la situazione geografica, le distanze, il numero di abitanti, l’età media alta, le poche nascite… Sono tutti fattori insormontabili se noi li vediamo con gli occhi e la prospettiva di sempre. Forse il grosso sacrificio che ci viene dato ci può aprire a nuove strade mai pensate prima”.

 

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Il profumo della mia terra – Febbraio 2ª parte

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Antèlami – Febbraio (Duomo di Modena)

Si andava in maschera 

Durante il Carnevale vi era l’usanza di Andare in maschera, una delle tante forme di spettacolo sopravvissute nel tempo e inventate per divertimento ma anche per raccogliere qualche cosa da mettere sotto i denti.

Per l’origine di tale spettacolo valgono gli stessi concetti addotti per il Maggio, per le Satire, per le Befane. Anche in questo caso si potrebbe risalire alle Fabulæ Atellanæ o anche prima. Infatti l’architettura dello spettacolo, il camuffamento dei personaggi ricalcano la tecnica delle Fabulæ: una storia tra il tragico e il comico (per non dire il ridicolo), un trio di persone (Lui, Lei, l’altro), la Forza pubblica che interviene a protezione di valori acquisiti dalla società, il pubblico (in toto o in parte) che esprime il proprio parere spesso moraleggiante ma comunque divertito.

La trama veniva raccontata in rima da un cantore accompagnato da un violino, da una chitarra o dall’organetto. Gli altri attori avevano solo il compito di mimare quanto il solista raccontava. Ma i testi di quelle rappresentazioni non sono stati conservati.

Subito dopo la seconda guerra, fino a oltre il 1950 un gruppo agiva nel nostro territorio passando nelle diverse borgate a Est del comune di Vetto (Legoreccio, Casalecchio, Castellaro, Maiola).

Rìco Rosati, il paroliere, era occupato un anno per l’altro a preparare il testo. “Lo vedevamo ogni tanto posare gli attrezzi e accovacciarsi per scrivere qualcosa su qualsiasi pezzo di carta che gli capitasse a tiro. Erano i momenti in cui componeva i testi delle Maschere [Da: La Satira in montagna – 5 – pubblicata su Redacon il 16 Luglio 2014].

Dino Giuliani invece, oltre che a collaborare come paroliere, aveva l’incombenza di fare la parte del Mnûn (la guida, il conduttore).  Vestiva un pastrano dentro cui avrebbero potuto trovare facilmente posto due persone e che lo costringeva ad acrobazie per entrare dalle porte anguste di casa. Ma anche questo aiutava a creare ilarità.  I bottoni del pastrano consistevano in dischetti di legno del diametro di circa 20 centimetri. Una catena di quelle che si usano per legare le mucche alla mangiatoia gli partiva dalla spalla destra e raggiungeva una grossa sveglia agganciata alla cinghia sulla sinistra. Era il suo orologio da taschino. Un altro signore di Scalucchia si era confezionato un mantello con tutti gusci di lumaca. Il loro tintinnio serviva ad attirare l’attenzione. Il resto della scena era completato dalle smorfie esagerate per mimare quanto il cantore andava descrivendo.

 I Mestieri

Al   marangûn  (Il falegname)

Il mestiere del falegname era molto considerato in passato: nelle case qualcosa da sistemare si trovava sempre: attrezzi agricoli da rimettere in sesto, infissi da rifare o sostituire, mobili, tavolini, credenze da restaurare o creare.

Più complicata era la costruzione delle ruote per i birocci. Dopo aver preparato ed assemblato il mozzo, i raggi e i settori di circonferenza (i Gàvle) il cerchione veniva arroventato, reso incandescente, poi applicato alla ruota a forza, picchiando a rotazione su di esso per farlo entrare sulla circonferenza in modo uniforme. E per ottenere che le cose funzionassero bene bisognava che il cerchione fosse incandescente in modo uguale, che la parte in legno fosse ben levigata, senza irregolarità, e chi picchiava sul cerchione doveva evitare di deformarlo, altrimenti erano guai. Per questo tra il martello e il cerchione si interponeva un massello di legno. Una volta che la ruota era entrata tutta nel cerchione ed era stata ben equilibrata si raffreddava il tutto con l’acqua. In questo modo il cerchione si restringeva,  rendendo ancora più stabile la ruota. 
Il falegname-scultore Ettore di Asta (Foto di Erio Pigoni)

Il falegname normalmente aveva una sua bottega per realizzare i lavori. Alle case vi si recava solo a lavoro finito. Per gli infissi doveva constatare che fossero precisi, perché le finestre e le porte di una volta non erano fatte in serie né curate come ora.

 Al bên

Madunîna blîna,  blîna 

Madunîna blîna, blîna,

gnî cun me int la cambarîna,

stê lì drìta, stê lì in pê, 

perdunê i mê  pchê.

La matîna d’ l’ulîv

tulîm vosch in paradîš.

(Madonnina bellina, bellina, venite con me nella cameretta; state lì diritta, state lì in piedi; perdonate i miei peccati. Il mattino della domenica dell’ulivo portatemi con Voi in paradiso).

Questo componimento è noto in tutta la fascia medio-alta dell’Appennino e anche nel modenese, nella valle del Rossenna.

Filastrocca

La pujâna

 La pujâna insìma al pâl

la ciamêva Carnevâl.

Carnevâl a n’ vôs mia gnîr:

la pujâna la tins murîr.

Möra, möra,

ch’i t’ farèm ‘na càsa növa.

Növa, nuvênta,

un piàt ed pulenta,

un piàt ed salsìsa,

fa balâr la Margherìta.

Margherìta la n’ völ balâr?

Ciàpa la stanga e fàla saltâr!

Tròta balòta, tròta ricòta!

Al pupà l’è andâ a Milân

a cumprâr un viširân.

E la mama l’è andâda a scöla

a cumprâr ‘na viširöla;

e la mama l’ha fat i gnoch

e ‘l pupà ‘l n’ha mangiâ trop;

e la mama la s’è arabiâda,

e ‘l pupà a l’ha caviciâda.

   E la mama l’ha fat al grúgn

     e ‘l pupà al gh’ha dâ di púgn!

[La poiana sopra il palo / invocava Carnevale; / Carnevale non volle arrivare, / la poiana dovette morire. / Che muoia, Che muoia! / Le faremo una bara nuova. / Nuova, nuovissima / un piatto di polenta. / Un piatto di salsiccia, / faremo ballare la Margherita. / Margherita non vuole ballare? / Prendi una pertica e falla saltare! / Trotta, pallina / trotta ricotta. / Il babbo è andato a Milano / a comperare un gingillo; / e la mamma è andata a scuola / a comperare una sciocchezzuola; / e la mamma ha fatto i gnocchi / e il babbo ne ha mangiati troppi; / e la mamma s’è arrabbiata, / e il babbo l’ha bastonata; / e la mamma ha messo il muso, / e il babbo le ha dato dei pugni].

Questa è la versione registrata nel territorio di Gombio. Ve ne sono molte altre versioni, sia nel reggiano che nel modenese.

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Successo per le Cardiologie aperte

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In occasione della Settimana del Cuore, promossa dall’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), domenica 12 febbraio a Correggio e domenica 19 febbraio a Guastalla, Castelnovo ne’ Monti e Reggio Emilia, i reparti di Cardiologia degli ospedali hanno aperto le porte ai cittadini offrendo informazioni, consigli e test gratuiti.

Al San Sebastiano di Correggio 85 persone hanno potuto eseguire la valutazione del rischio cardiovascolare in un colloquio con lo specialista cardiologo e un elettrocardiogramma registrato sul “Bancomheart”, la tessera con credenziali personali nella quale vengono salvati il tracciato elettrocardiografico ed alcuni parametri vitali per poter effettuare lo screening aritmologico.

A Guastalla sono state 96 le persone che hanno partecipato all’iniziativa con visita cardiologica ed ECG su “Bancomheart”.

Al Sant’Anna di Castelnovo Monti 63 cittadini hanno ricevuto una valutazione del rischio cardiovascolare e hanno partecipato alla dimostrazioni interattiva sui fattori di rischio cardiovascolare tenuta dai medici del reparto.

All’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova di Reggio Emilia 61 persone hanno visitato la cardiologia dell’ospedale, potendo partecipare ad un colloquio con lo specialista cardiologo e alla presentazione interattiva sui fattori di rischio cardiovascolare.

Il Direttore della cardiologia interaziendale, dott. Alessandro Navazio, si complimenta con tutti i professionisti per l’ottima riuscita dell’iniziativa e ringrazia i volontari delle associazioni locali che hanno collaborato alla manifestazione, Lega del cuore di Reggio Emilia, Cuore della montagna di Castelnuovo Monti, Amici del cuore di Correggio e Amici del cuore di Guastalla.

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Riserva di Biosfera Unesco: ecco gli strumenti di Governance

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Alcuni sindaci con il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e Il presidente del Parco Fausto Givanelli

La Riserva di Biosfera Unesco dell’Appennino tosco-emiliano ha dato vita all’Assemblea consultiva permanente, strumento di Governance partecipata, che si propone di rappresentare tutti i soggetti interessati a far crescere l’Area MaB e a rendere vivo il confronto e il dialogo per fare della Riserva di Biosfera un motore culturale e, di conseguenza economico, per la crescita del territorio secondo le sue più autentiche vocazioni.  Chiamati a parteciparvi, sono i rappresentanti delle Regioni Emilia-Romagna e Toscana, dei 35 comuni, 17 emiliani e 18 toscani – delle Scuole, delle Università, delle Camere di Commercio, del Consorzi di Bonifica, associazioni professionali, culturali, ambientaliste, di volontariato e di cittadinanza.

 

“Gli strumenti della Governance – spiega Fausto Giovanelli, coordinatore dell’Area MaB Unesco – erano previsti fin dai documenti di candidatura; si è passati ora alla loro costituzione, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, e delle Regioni, Emilia e Toscana, rappresentate molto autorevolmente dagli assessori Paola Gazzolo e Federica Fratoni. La MaB Unesco non è un Ente con personalità giuridica, bilancio e personale proprio. La governance si basa su collaborazione e partecipazione volontarie e gratuite di entità e persone interessati a definire e realizzare linee guida e azioni, per promuovere e valorizzare il territorio secondo i valori Unesco”.

Altro organismo di governance è il Comitato di gestione con competenze e funzioni d’indirizzo su temi legati a protezione dell’ambiente, educazione, sviluppo sostenibile, ricerca, sviluppo rurale, tradizione e cultura.  Il comitato è composto per metà dai rappresentanti delle Istituzioni e degli Enti locali, e per metà da realtà economiche e culturali, come le Camere di Commercio, l’Università, Reggio Children (che ha ospitato la riunione di insediamento), i GAL e la Banca dell’identità e della memoria della Garfagnana.

“Fare delle nostre ricchezze naturalistiche e culturali una leva di crescita green è un obiettivo strategico – afferma l’assessore Gazzolo – in cui la Regione crede con convinzione e sono certa che il MaB dell’Appennino Tosco-Emiliano rappresenti uno strumento fondamentale. Per questo ne abbiamo sostenuto con forza il riconoscimento, insieme a quello del Delta del Po, e intendiamo continuare l’impegno anche con una partecipazione attiva ai nuovi organismi di governance della Riserva. Oggi si compie un significativo passo avanti che mi auguro possa assicurare frutti importanti grazie al contributo di tutti. La MaB – conclude l’assessore Gazzolo – è un vero laboratorio per costruire un futuro sostenibile, per questo la Regione vuole essere protagonista del percorso avviato”.

L’incontro di Reggio Emilia è stato anche un momento per presentare le azioni già realizzate da quando si è ottenuto il riconoscimento dell’Unesco. “Non poche cose – sottolinea il presidente Giovanelli – Abbiamo presentato i valori MaB in tutti i Comuni, organizzando dialoghi, mostre e seminari. Siamo partiti da azioni,dialoghi e collaborazioni,per costruire governance a partire da esperienze concrete, anziché far precedere gli strumenti – cioè gli organismi –  ai contenuti . La creatività e i contributi di idee e progetti da parte dei protagonisti dell’area MaB è essenziale per la sua valorizzazione visto che non ci sono a priori fondi da distribuire. Con l’attivazione degli organismi di gestione avviamo un terzo tempo del percorso Unesco, dopo la candidatura e il riconoscimento di Parigi. Abbiamo cominciato a far camminare il progetto. Ci sono progetti già approvati e finanziati,come il POR fesr turismo in Emilia e il PIT che stiamo candidando in Toscana. Presto si formalizzeranno anche i laboratori tematici permanenti, che,in verità,tra scuole,operatori turistici e operazioni di studio e tutela dell’ambiente appenninico sono già in movimento”.

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Le “Cicogne” in trasferta a Trento per un convegno sui punti nascita in montagna

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Lunedì 20 febbraio a Trento, presso la sala convegni Alcide De Gasperi, sì è svolto l’incontro intitolato “Alleanza delle amministrazioni alpine per il mantenimento dei servizi essenziali in montagna: quali standard di sicurezza per i punti nascita di montagna”.

Sono intervenuti Giovanni Zanon (presidente Comunità Territoriale della Valle di Fiemme), Giuseppina Vanzo (assessore alla Salute Comune di Cavalese), l’avvocato Luca Zeni (assessore alla Salute e Politiche Sociali Provincia Autonoma di Trento), il dottor Paolo Bordon (direttore generale Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Provincia Autonoma di Trento), l’onorevole Albrecht Plangger (deputato vice-presidente Intergruppo Parlamentare per lo Sviluppo della Montagna), il dottor Dino Pedrotti (pediatra neonatologo), il dottor Fabrizio Comaita (medico pediatra responsabile Pediatria ospedale di Domodossola), Luigi Giuseppe Grassi (sindaco Comune di Sondalo), e Maria Antonietta Ciotti (sindaco Comune di Pieve di Cadore). Presenti inoltre numerosi altri sindaci e amministratori di diversi Comuni montani delle Regioni Piemonte, Trentino, Veneto, Lombardia, Toscana ed Emilia Romagna.

Per il nostro Appennino era presente una delegazione del gruppo “Insieme per l’ospedale Sant’Anna” con il comitato “Salviamo Le Cicogne”. “L’incontro è stato molto interessante – affermano –, si è capito che anche il percorso fatto qui da noi è molto simile a quello fatto in altre zone di montagna: le distanze sono le stesse, anche se le caratteristiche degli ospedali sono un po’ diverse. Loro però sono un passo più avanti rispetto a noi: hanno già chiesto e, in parte, ottenuto le deroghe. Da parte delle Regioni c’è una visione più possibilista. Hanno capito che per mantenere vivi i territori di montagna bisogna mantenere vivi i presidi sanitari, a partire proprio dal punto nascita. Invece noi ci ritroviamo a dover far capire alla nostra Regione che deve chiedere la deroga”.

I sindaci presenti, così come i medici, hanno dimostrato una grandissima coesione e hanno affrontato l’argomento con cuore e passione. “Hanno parlato amministratori e medici, riportando la loro esperienza decennale – proseguono i rappresentanti del nostro Appennino –. I relatori hanno affermato che le situazioni delle zone di montagna sono speciali e vanno guardate con altri standard, che non sono quelli del patto Stato-Regioni. Il loro slogan è: ‘Standard speciali per situazioni speciali’. Vogliono istituire un tavolo tecnico per creare e proporre un progetto da sottoporre al Ministero, affinché venga cambiata tutta la normativa. L’intento è quello di presentare una proposta per ottenere una sperimentazione diversa in situazioni diverse, cioè quelle delle zone di montagna. Oltre alla turnazione del personale, sono state presentate alcune soluzioni innovative per garantire la sicurezza nei punti nascita dei piccoli ospedali”.

Al termine si è aperto un piccolo spazio per il dibattito. “Una dottoressa ha sottolineato il fatto che in tutta questa storia non si è mai chiesto nulla alle donne – precisano –, donne che vogliono fare un percorso gravidanza e partorire nello stesso posto. È un diritto di donne e bambini, lo dice la nostra Costituzione. Un pediatra di Domodossala ha dato la sua disponibilità a venire a fare da relatore a uno dei nostri prossimi incontri ”.

Dal convegno è emerso che tempo fa una lettera sui punti nascita a rischio è stata inviata a diverse regioni, ma dalla Regione Emilia Romagna sembrerebbe non sia mai arrivata nessuna risposta.

 

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Castelnovo ne’ Monti / Studente sospeso irrompe a scuola, interrompe le lezioni e minaccia gli insegnanti

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Storie di desolazione a scuola

Una storia che ha poco a che vedere con la scuola, se non per il luogo in cui si è verificata e per gli interpreti: da una parte uno studente, a dir poco indisciplinato, e dall’altra gli insegnanti e responsabili dell’istituto scolastico vittime dell’irriverenza del giovane.

Questa la premessa di una vicenda che ha visto i carabinieri della stazione di Castelnovo ne’ Monti denunciare alla Procura reggiana uno studente ritenuto responsabile dei reati di interruzione di pubblico servizio, per aver più volte interrotto le lezioni, e di minaccia a pubblico ufficiale nei confronti dei docenti fatti oggetto di gravi minacce (anche in relazione al suo scarso profitto) e violenze.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della stazione castelnovese, informati di quanto da tempo accadeva dal dirigente scolastico, il giovane durante l’ultima di una serie di provvedimenti di sospensione dalle lezioni si è presentato pretendendo di entrare ugualmente a scuola.

Riuscitoci con prepotenza si è quindi, per più giorni, recato in classe interrompendo le lezioni anche con minacce al corpo docente, tra cui quella diretta ad un insegnante oggetto di possibili ritorsioni, all’esterno della scuola, qualora non avesse provveduto ad alzargli la media nella sua materia.

Gravi condotte delittuose quelle commesse dal giovane che, riscontrate in maniera incontrovertibile dai carabinieri della stazione di Castelnovo ne’ Monti, sono confluite in una segnalazione alla competente autorità giudiziaria.

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Appello per la ripresa dei lavori alla Rocca di Minozzo

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L’indagine archeologica recentemente disposta nel borgo medioevale del Castello di Canossa è costituita da un imponente progetto di studio e scavo archeologico sulla rupe e sul castello medesimo, che si avvarrà per ben otto anni della collaborazione di Università, Cai, Soprintendenza, Musei e Lions con un significativo impegno finanziario.

Però, per altro verso, la notizia di questo ingente ennesimo intervento, non può che accentuare il disappunto per la sospensione delle opere di Recupero della Rocca di Minozzo, perdurante da più di tre anni, con la mancata attuazione di importanti obiettivi progettuali sempre inseriti nelle richieste dell’amministrazione comunale di Villaminozzo, l’ultima datata 14 marzo 2013, per ottenere finanziamenti.

Fra gli obiettivi progettuali non realizzati c’è anche la riscoperta archeologica del fronte nord ed in parte di quello ovest, costituenti più di una buona terza parte dell’antico torrione, per la quale era stata prevista la “rimozione della vasta coltre sedimentaria e dei detriti connessi” ed il “restauro dell’accesso ovest”, uno degli accessi alla parte sotterranea (cantina, prigioni ed altri ambienti).

Questo progettato ma mancato intervento, peraltro realizzabile con un impegno di spesa non molto oneroso, non più di poche decine di migliaia di euro per lo scavo archeologico, costituisce una mortificazione del giustificato desiderio di vedere messo in luce un patrimonio storico di altri ambienti, peraltro confermato dalla tradizione popolare oltre che da scrupolose ricerche archivistiche e anche da visibili tratti murari che a pochi metri dal suolo sono significativi della presenza di altri ambienti fino ad ora inesplorati.

Di più si può aggiungere l’opportunità, in analogia all’attuale progettata riscoperta del borgo sotto la rupe del Castello di Canossa, di restaurare in un secondo tempo il muro di cinta che circonda il pianoro sottostante il torrione minozzese così come altri elementi facilmente evidenziabili da una indagine archeologica quali quello di un raccordo tra il borgo e lo stesso pianoro posto nel suo angolo nord-ovest precedentemente sede di una antica torretta.

Se è fuori di ogni dubbio il riconoscimento del divario di rilevanza storica tra il Castello di Canossa e la Rocca di Minozzo, è giusto però anche per questo avanzo monumentale evidenziare significativi elementi quali l’epoca molto più antica di costruzione ed i notevoli periodi in termini di secoli del potere civile prima esercitato dal Vescovo di Reggio, iniziato, dopo il dominio bizantino, alla metà del ‘700 e prolungatosi per ben cinque secoli fino alla meta del 1200, e successivamente dagli Estensi a mezzo di una Podesteria per quasi quattro secoli, dal 1425 all’epoca napoleonica. Una podesteria, quella ubicata per così tanto tempo nella Rocca di Minozzo, considerata dagli Estensi fra le più ragguardevoli, dotata di un proprio statuto (Statuta Castellantiae ac Totius Praetoriae Minotij) in cinque libri di complessivi centoventicinque capitoli, approvato dal magnanimo Borso d’Este nel 1456, ratificato dal probo Ercole I nel 1471, dato alle stampe nel 1560 e qualche anno fa tradotto in lingua italiana.

Per il Castello di Canossa l’inizio si può fare risalire al più che lontano 1877, l’anno della proposta del Club Alpino Italiano alla Sezione d’Enza di una campagna di ricerca e scavo archeologico che permise l’evidenza dei suoi storici ruderi e, nel corso di tanto tempo di altre riscoperte, come, abbastanza recentemente, nel 2011, quella della “scale dell’umiliazione”. Per la Rocca di Minozzo la riscoperta archeologica è iniziata, anche per l’insistenza della locale Pro Loco, soltanto nel 2003 e si è protratta per circa dieci anni,mettendo in evidenza molti ambienti e pregevoli reperti ceramici e monetali, che non possono però usufruire dopo diversi anni, di una adeguata esposizione prevista, come da progetto, in alcune stanze sulla sommità opportunamente protette.

Va da sè che qualora venisse deciso di non portare a termine il recupero della Rocca,  sarebbe necessario collocare i reperti più significativi in un ambiente esterno e lontano, con l’abbandono del più volte progettato allestimento museale in strutture protette della sommità del torrione. Il percorso didattico da tanto tempo raccomandato, dal Convegno di Studi del 3 Giugno 1990, perderebbe molto di efficacia con diminuzione di una buona pubblica attrazione.

Davvero una situazione difficile per la Rocca di Minozzo, causata da una persistente assenza d’interventi della pubblica amministrazione, nonostante generiche affermazioni di ricerca di nuovi finanziamenti risalenti già all’estate del 2015.  La possibile conseguenza in un prossimo futuro sarebbe il probabile degrado di parte di quanto è stato recuperato, soprattutto per la mancata protezione della pressochè totalità degli ambienti riscoperti, così come accade per le opere pubbliche che rimangono incomplete e l’inevitabile scarsorichiamo turistico, oltre che lo spreco delle risorse impiegate.

Si auspica quindi un rapido intervento delle autorità preposte e delle associazioni che operano per la tutela dei beni culturali per una soluzione adeguata alla importanza del bene Rocca di Minozzo.

Alberto Corsi

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Basket: domenica 22/1 al Pala Giovanelli la LG Competition incontra la Guelfo Basket

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Domenica 22 gennaio al Pala Giovanelli andrà in scena LG Competition C. Monti – Guelfo Basket, partita valida per il 15° ed ultimo turno di andata del campionato di Serie C Silver – Emilia Romagna.

I Cinghiali tornano in campo dopo il turno di stop della scorsa settimana, quando è stato rinviato il match dei castelnovesi in casa di Molinella a causa delle cattive condizioni meteorologiche che hanno toccato diverse zone della regione.

L’avversaria di giornata della LG è la temibile Guelfo Basket, squadra tosta, esperta e capace di esprimere un bel gioco. La formazione che i montanari hanno eliminato lo scorso anno nella semifinale play-off non è cambiata molto e rimane una delle compagini più interessanti del campionato. Dopo un avvio in sordina, i bolognesi hanno ingranato la marcia e condividono ora il terzo posto in classifica proprio insieme a Castelnovo. Guelfo è inoltre reduce da una striscia positiva di ben 5 gare e non intendono fermarla nella sfida del Pala Giovanelli.

Coach Serio può schierare nel proprio roster giocatori del calibro di Venturoli, esperto lungo dalla tripla facile, gli ex Virtus Medicina Musolesi e Govi, il bomber Casagrande (16,4 punti di media a partita in stagione) e la guardia romagnola Bernabini.

La gara avrà inizio anche questa domenica alle ore 17,00.

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Castelnovo ne’ Monti: aperte le iscrizioni al nido d’infanzia “Arcobaleno”

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Da domani, venerdì 20 gennaio, e fino al prossimo 13 aprile saranno aperte le iscrizioni per l’anno scolastico 2017 al nido d’infanzia “Arcobaleno”, che ha sede nella moderna struttura di via Fratelli Cervi, 4.

Possono iscriversi i bambini e le bambine nati dal 1° settembre 2014 al 31 marzo 2017. E’ in programma anche una visita guidata al nido, che si svolgerà martedì 21 febbraio, dalle 16,30 alle 18,30.

E’ possibile effettuare le iscrizioni al servizio scuola del Comune, che ha sede al primo piano di Palazzo ducale (via Roma, 14), tel. 0522610241, mail scuola@comune.castelnovo-nemonti.re.it.

 

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Facis de necessitate virtutem / Nascerà a Busana la “Casa famiglia della carità”?

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Un momento della serata (foto Redacon)

La quarantennale esperienza della casa della carità di Busana volge al termine. Almeno per come l’abbiamo conosciuta fino ad ora. A Pasqua le suore se ne andranno. Questo è quanto è emerso dall’assemblea vicariale che si è svolta ieri sera nella sala adiacente la chiesa di S. Maria Maddalena, in centro a Busana.

Corposa la partecipazione di paesani e non, che hanno dialogato con il vicario generale della Diocesi, don Alberto Nicelli, don Filippo Capotorto, don Giancarlo Pregheffi, don Giovanni, don Danilo Gherpelli.

Assemblea di comunicazioni e riflessioni, di commenti e di titubanze, di chiarimenti e di amarezze e di dubbi. Ma anche di ringraziamenti per tutti, “da suor Nazzarena a suor Eleonora, dalla prima all’ultima comprendendo tutte coloro che ci sono state ‘in mezzo’”, e di presa d’atto che, alla fine… “o così o Pomì”…

I fratelli della congregazione delle case della carità hanno fatto questa proposta al vicariato: il mantenimento della casa con questa, diciamo, variazione, che si rende necessaria dal calo delle vocazioni. E’ accaduto lo stesso a Cella e a Castellarano. E l’esperienza che viene riportata dice che questo nuovo canale può permettere il proseguimento di questa esperienza nata, come noto, dalla caparbia volontà del parroco di allora don Trentino Simonazzi. L’alternativa è la chiusura completa… Ma su questo non ci si sofferma, è un “non detto” implicito, lo si sa. Alla fine, dopo tante richieste le più disparate, che tradiscono un ovvio senso di timore e smarrimento, soprattutto pensando agli ospiti, ci si lascia con la volontà di provarci.

Ora nella casa sono alloggiate sette persone, tutte donne. Dopo Pasqua arriveranno due signore, che per sei mesi assicureranno la continuità dell’assistenza “da casa della carità”; poi per altri tre mesi faranno nuovamente capolino le suore (ma si tratterà di presenza oramai solamente temporanea). Rimane al momento da “coprire” l’ultimo trimestre per completare l’anno. E per tirare quindi le prime conclusioni della sperimentazione. Assicura don Filippo che tale organizzazione rimarrà a tutti gli effetti entro il “perimetro” case delle carità.

Bisogna tirarsi su le maniche. E la Provvidenza non mancherà di rimboccarsi le sue.

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