
La discarica vista dagli elicotteri della Forestale, in un articolo recente della Gazzetta di Reggio
Riceviamo e pubblichiamo.
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A Poiatica pare che ogni cosa abbia sempre un punto interrogativo e mai nessuna soluzione. Ed è così ancora nel 2014. Che ne è ad esempio dell’indagine della procura in corso? Cosa ne è stato della nostra segnalazione dell’agosto 2014 rispetto ai fetori per la fuoriuscita del biogas, oltre alle caute spiegazioni date da Iren e dalle autorità presenti circa presunti lavori programmati (per normativa una discarica non deve avere impatti odorigeni soprattutto poi se questi sono il risultato di anomalie dell’impianto di captazione del gas che tutto è fuorché salutare)? Chi si è preso carico di controllare il registro manutenzioni di questi mesi per capire che tipo di lavori sono stati fatti o rendere conto in forma scritta di ciò che è accaduto? Che ne è del presunto accordo sottoscritto dai sindaci della montagna per chiedere la chiusura al completamento del 5° lotto e non “presto”, “prossimamente”, “progressivamente” e simili?
A noi il silenzio imbonitore non piace, ormai è noto. Vorremmo risposte e vorremmo che questa fosse data non solo ai comitati ma alla cittadinanza tutta.
La situazione discarica è attualmente in un limbo dato da una mancanza di competenze autorizzative: chi ha il pieno controllo è la Regione, la quale è stata ad un passo dall’approvazione del piano rifiuti che prevedeva un ulteriore ampliamento ed ora è in uno stato di incapacità decisionale, almeno fino a nuove elezioni. La Provincia, o quello che ne rimane, dopo 20 anni si dice a favore di una chiusura del sito al termine del 5° lotto, mentre invece il Comune di Carpineti e l’Unione dei comuni montani hanno ancora un po’ le idee confuse sul da farsi a causa di due particolari situazioni, una nuova ed inaspettata e l’altra invece scarsamente considerata e mal valutata nel corso degli anni.
La prima questione è di carattere amministrativo: una delibera regionale dello scorso marzo (del. n. 24 del 13/11/2013 e successiva modifica del. n. 8 del 26/3/2014) che impone di destinare i soldi del ristoro (ossia quanto percepito dal comune annualmente) ad azioni volte alla mitigazione degli effetti della discarica sulle terre confinanti con questa ed all’abbattimento della CO2. Il ristoro dovrà inoltre essere spartito anche con i comuni confinanti.
Se, come accaduto fino ad oggi, nessuna cifra è stata utilizzata per risanare l’ambiente in prossimità di Poiatica, il comune di competenza non riceverà più alcun importo per fare bilancio, come è successo invece da 20 anni a questa parte (ringraziamo tutti i responsabili che erano a conoscenza di questa delibera e hanno taciuto mentre vantavano servizi di eccellenza pagati sulla nostra pelle). Ora le spese già pianificate dalla precedente amministrazione e l’imperizia della stessa nel recepire la delibera sopracitata si tradurranno inevitabilmente, per poter pareggiare il bilancio, in un aumento delle imposte ai danni di tutti i carpinetani; grazie di nuovo.
Ci pare di capire che potrebbe essere un bilancio drammatico, non c’è che dire, e che metterebbe Carpineti né più né meno che nelle condizioni di gran parte degli altri comuni d’Italia che tuttavia non ospitano discariche. Quindi, tecnicamente e praticamente, andiamo verso un impoverimento al pari degli altri territori, ma più infelici e con un ambiente irrimediabilmente distrutto. Questo ci ha “regalato” la tanto decantata discarica.
L’attuale amministrazione si trova allora davanti a due scelte: aprire le porte ai rifiuti speciali su cui ancora si può prendere qualche soldino o chiudere Poiatica accettando di avere bilanci poveri al pari di altri comuni? La delibera sopra citata, infatti, prevede che per i rifiuti speciali i soldi del ristoro possano essere utilizzati anche per spese di bilancio comunale.
Per noi la scelta è quella di salvare terra e salute. I rifiuti speciali che arrivano in discarica sono quelli che derivano da attività di demolizione, costruzione, scavo, lavorazioni industriali, lavorazioni artigianali, attività commerciali, attività di servizio, attività di recupero e smaltimento di rifiuti, fanghi prodotti dalla potabilizzazione, trattamenti delle acque, depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi, scarti di attività sanitarie, ceneri e scorie da inceneritori e biostabilizzato.
Sono rifiuti, insomma, e non esistono rifiuti innocui all’ambiente e alla salute. Vogliamo davvero continuare a ragionare per opportunismo economico sottovalutando i rischi salutari/ambientali, incuranti di ciò che interessa alle persone?
A luglio di quest’anno è stato arrestato un signore che in Nord Italia trafficava illegalmente proprio rifiuti speciali cambiando i codici identificativi Cer e rendendoli scarti che non corrispondevano alla loro reale natura per poi inviarli a smaltimento. Questo signore si chiama Sandro Rossato, lo stesso della Rossato Fortunato S.r.l. e R.A.M.M. di Venezia a cui nel 2012 vennero affidati i lavori dentro la discarica di Poiatica con ribasso del 34% pur essendo già stato raggiunto nel 2006 da un’ordinanza di custodia cautelare perché lui, assieme ad altri indagati, “si avvalevano della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che derivava dalla loro appartenenza alla consorteria mafiosa di Libri Domenico allo scopo di commettere un numero indeterminato di delitti di estorsione, corruzione, turbativa di pubblici incanti e truffa ai danni di enti pubblici appaltanti e di imprese private”. Anche lì silenzio tombale da allora. Ma questa esperienza dovrebbe insegnare che la mafia non è molto lontana, nemmeno in Appennino. Continuiamo a pensare di esserne immuni?
Se questi rifiuti speciali non li si vuole per vantaggio economico, per legalità, li si vorrebbe allora per mettere in sicurezza l’invaso-buco creato al confine del 5°lotto? Questa è la seconda questione: la sicurezza del sito a causa di una voragine enorme che sta tra la discarica e la cava di argilla, tuttora attiva, di Iren. Un invaso, creato artificialmente (noi crediamo volutamente per giustificare altri rifiuti), che pregiudica seriamente la stabilità dell’intera area, già messa a dura prova dai dissesti idrogeologici degli ultimi anni. Dimenticandosi per un momento delle differenze di vedute tra chi ora si dice favorevole alla chiusura immediata di una Poiatica assolutamente sicura (Provincia) e chi invece lo vede come un problema di primaria importanza tale da precluderne una chiusura “as it is” (amministrazioni locali), la nostra domanda è: chi deve occuparsi della messa in sicurezza definitiva dell’invaso e come?
Ci hanno rovinato un intera vallata e ancora giocano sulla paura della gente per lucrare e legittimare altre tonnellate di rifiuti ? Noi chiediamo un progetto di ripristino che preveda l’uso esclusivamente di terra e che lo finanzi Iren visto che il danno lo ha creato con un progetto scellerato sin dal concepimento. Del resto lo stesso programma elettorale dell’attuale amministrazione pochi mesi fa riportava che sarebbe stato “esperito” ogni tentativo di chiusura immediata al quinto lotto. Per anni ci hanno detto che la discarica era sicura e ora si ammette che l’invaso potrebbe essere pericoloso per le frane, per l’acqua. Se è così, e noi lo abbiamo sempre creduto, lo si metta in sicurezza con materiale naturale (argilla o terra) che di certo un 6° lotto di rifiuti non risolve il problema, ma ce ne vorrebbero un 7°, 8° e chissà quanto altro ancora. Chi ha visto l’invaso ha un’idea di cosa potrebbe diventare Poiatica se venisse riempito di rifiuti urbani o speciali che siano. Qualche anno fa, quando parlavamo già di questi argomenti, eravamo esperti indovini o c’era piuttosto preoccupazione nel mettere la polvere sotto il tappeto, tacendoli?
Inoltre adesso esiste uno scenario politico che potrebbe avallare questo progetto suicida di ampliamento. In Regione, infatti, in attesa di una nuova amministrazione post-Errani, tutto tace, e se si confermerà il piano rifiuti della precedente giunta il prossimo anno si darà di nuovo via al sesto lotto. Per di più l’attuale governo sta proponendo in questi mesi il famoso provvedimento “Sblocca Italia”, secondo il quale gli attuali inceneritori esistenti bruceranno rifiuti provenienti da diverse regioni di Italia, senza limiti provinciali o regionali, ma nazionali! Dove credete verrebbero smaltite le ceneri del termovalorizzatore di Parma? Esatto: sicuramente anche a Poiatica. Lo scorso anno ad agosto mettemmo in guardia l’amministrazione da un piano regionale che avrebbe previsto l’ampliamento con rifiuti e ceneri. Non fummo creduti e la caduta di Errani ci “salvò” temporaneamente ad un passo dal baratro perché il piano stava per essere approvato definitivamente. Oggi ci troviamo a dover dire le stesse cose: “attenzione perché il momento per opporsi è ora; tacendo si condanna questa terra per altri decenni, delegando la decisione alla Regione”.
Quindi sveglia a tutti i sindaci dell’Appenino, su le maniche, lottate per la chiusura in tutti modi legali, in tutti i contesti, in tutti i tavoli per la chiusura immediata di Poiatica, che il tempo è ora, non domani o progressivamente. Poi, prioritariamente, una volta chiusa la discarica si lavorerà per pretendere che chi ha causato il danno dell’invaso renda concretamente, e non su carta, sicuro il sito e che provveda a tenerlo monitorato nel post mortem per i prossimi decenni.
(Comitato “Fermare la discarica”)