Ab amico reconciliato cave = Guardati dall’amico che ha voluto riappacificarsi.
La riconciliazione fa parte del messaggio cristiano, ma quanti, fra noi, sono capaci di superare i motivi della discordia? Resta, insistente come un tarlo, il sospetto che lì gatta ci covi. Il motto intende metterci in guardia da atteggiamenti opportunistici e da banali considerazioni legate al tornaconto. Spostando il discorso sull’ipocrisia, un tempo si diceva:
Da un guardabàs, da una bârba rùsa,
da un cân ch’al gh’ha la tùsa,
da ‘na fèmna ch’ la fa gné-gné,
lìbera nos, Dòmine. [ma si pronunciava Dominē per esigenze di rima].
[Da un finto devoto, da uno che ha la barba rossa, da un cane che ha la tosse, da una femmina che fa le moine, liberaci, Signore].
E San Girolamo affermava: Un’amicizia che può terminare non fu mai vera amicizia.
Perché si dice…
Andare a Canossa
Ci si riferisce alla riconciliazione tra papa Gregorio VII° e l’imperatore Enrico IV°, che avvenne a Canossa nel Gennaio 1077, dove Enrico fu lasciato tre giorni fuori dalle mura in attesa di essere ammesso alla presenza del pontefice per la revoca della scomunica. Quattro anni dopo avere ottenuto il perdono, nel 1081, Enrico privò Matilde di tutti i suoi diritti.
L’espressione “Andare a Canossa” fu usata dal presidente della Repubblica Spagnola Emilio Castelar y Ripoli, (1832 – 1899), in risposta ad una lettera di Bismarck (Anche voi andrete a Canossa). Ma pare che lo stesso Bismarck avesse già usato l’espressione in precedenza, in occasione del conflitto tra la Chiesa Cattolica e il secondo Reich (Noi non andremo a Canossa).