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Castelnovo / Da lunedì 7 aprile il “porta a porta”

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Da lunedì 7 aprile prende il via ufficialmente anche a Castelnovo ne’ Monti capoluogo, dopo che dallo scorso ottobre è attivo a Felina, il servizio di raccolta dei rifiuti cosiddetto “Porta a porta”. Dice in proposito l’assessore all’ambiente Nuccia Mola: “Con il nuovo servizio anche i cittadini del capoluogo possono raccogliere presso il proprio domicilio il secco indifferenziato, l’organico e il vegetale (Giro verde), mentre si continueranno ad utilizzare per la carta, la plastica, il vetro e il barattolame i contenitori stradali. In pochi mesi dall’attivazione del servizio a Felina abbiamo raggiunto dei risultati ragguardevoli: un incremento nella differenziazione e in particolare del rifiuto organico. Nel dettaglio, facendo una proiezione annuale sui dati dei primi mesi di attivazione del servizio, grazie appunto ai miglioramenti di performance nella raccolta dell’organico, il livello di differenziazione nella zona di raccolta porta a porta si attesterebbe a fine anno tra i 75 e l’80%. Questo è un dato molto positivo, sia perché, mentre nelle altre tipologie di rifiuti avevamo già raggiunto livelli di buona efficienza, proprio l’organico mostrava ampi spazi di crescita, sia perché questa tipologia di rifiuti è quella che va maggiormente ad alimentare le discariche, delle quali a ragione si auspica il superamento in tempi brevi”.

Le informazioni sul funzionamento del nuovo servizio sono state fornite agli utenti nelle scorse settimane, dagli addetti Iren che hanno anche consegnato a domicilio i materiali necessari. Per ogni ulteriore informazione è comunque possibile visitare l’apposita sezione sul sito internet del Comune, www.comune.castelnovo-nemonti.re.it.

Sull’introduzione del servizio a Castelnovo, ed in particolare sul quadro generale della gestione dei rifiuti in provincia di Reggio, interviene anche l’assessore provinciale all’ambiente Mirko Tutino: “In questi ultimi tre anni abbiamo fatto salire la differenziata di 5 punti (dal 58 al 63%) su base provinciale e ridotto del 20% la quantità di rifiuti indifferenziati inviati a smaltimento. I comuni che superano il 65% di differenziata sono passati da 6 a 18 ed in alcuni di questi si è raggiunto e superato l’80%. Tutto ciò che abbiamo fatto lo abbiamo deciso insieme ai comuni. A Reggio i sindaci hanno dimostrato solidarietà territoriale e capacità di affrontare – anche tecnicamente – il tema. Non c’è più la fiducia in bianco data al gestore e per questo credo che il lavoro avviato sarà portato avanti al di là del destino delle province. Il piano d’ambito provinciale ha consentito di raggiungere questi risultati perchè abbiamo stravolto il meccanismo in vigore nel passato. Un comune che attivava il porta a porta prima del 2010 si trovava un aumento del 40% della tariffa derivato del fatto che si doveva pagare i nuovi servizi. Ma perchè fare la differenziata a Reggio costa di più? La risposta è questa: nel nostro territorio lo smaltimento costa poco, perchè abbiamo come unico smaltimento le due discariche esistenti e l’unico inceneritore attivo (dal 1971 fino al 2012) era frutto di un investimento pienamente ripagato e comunque trattava meno di un terzo dei rifiuti. Ciò che si risparmia riducendo lo smaltimento non ripaga la nuova raccolta. Nei comuni come Capannori o Ponte nelle Alpi, che hanno sviluppato raccolte differenziate del 90% senza aumenti tariffari, la tariffa di smaltimento di partenza era molto più alta. Inoltre in quelle realtà c’è un sistema di affidamento dei servizi che deriva da normative regionali diverse e che ha anche una diversa contabilità del rifiuto. In Veneto, per esempio, il sistema pubblico tratta la metà dei rifiuti trattati in Emilia e questo perchè la legge, da quelle parti, consente alle imprese di avere più libertà nello smaltimento dei propri rifiuti. Tutto ciò modifica sensibilmente il quadro economico ed ambientale nel quale ci si muove e per questo i raffronti economici tra le due realtà non sono possibili. Il vero punto, però, è capire come abbiamo gestito questo aumento di costi. Innanzitutto lo abbiamo spalmato su quattro anni. Poi è stato concepito un meccanismo che favorisse i comuni che hanno attivato il porta a porta ed infine abbiamo chiesto all’azienda di aumentare il rendimento del recupero dei materiali raccolti con la differenziata. Tutto questo non è stato fatto per un singolo comune, ma per tutta la provincia. Ed il risultato è stato che la quantità di cittadini servizi con il porta a porta è triplicata in tre anni. Nel frattempo sarà autorizzato il Tmb (entro la primavera) e poi sono previsti due anni tra gara e cantiere. L’attivazione avverrà quindi nel secondo semestre del 2016. L’impianto di Tmb non è un tradizionale impianto di smaltimento che ‘blocca’ la raccolta differenziata, ma va concepito come un trattamento da realizzare a valle di un alto livello di differenziata. Continuando ad estendere il porta a porta come abbiamo fatto in questi anni (entro fine anno saremo a circa 200mila utenti) e con l’avvio del Tmb ciò che rimarrà da smaltire sarà un materiale quasi inerte e di modesta quantità, circa il 10-15% del rifiuto iniziale. Si consideri che con un inceneritore si ha un quarto del rifiuto che viene bruciato trasformato in scorie e ceneri da dover inviare a smaltimento. Nemmeno l’inceneritore chiude il ciclo dei rifiuti e, soprattutto, se fosse stato realizzato sarebbe costato 200 milioni di euro. Una cifra che, per essere ripagata, oggi ci imporrebbe di importare grandi quantità di rifiuti. Non a caso la Regione ipotizza di non utilizzare più due impianti entro il 2020. La pianificazione è diventata regionale e non ha più senso parlare di autosufficienza provinciale. Le filiere di raccolta, di trattamento,  e di avvio a recupero/smaltimento, non possono più fondarsi sui bacini amministrativi delle province. La vera sfida, dunque, sarà proporre un modello regionale che punti al graduale superamento degli impianti di smaltimento. Per fare questo la politica deve avere un pensiero autonomo dai gestori e, se serve, forzare la mano perchè vengano proposte e attuate scelte virtuose. Una di queste sarà la tariffa puntuale, che i sindaci hanno chiesto si attivi una volta che sarà andato a regime il porta a porta”.

 


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