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Un articolo intenso e toccante di Federico Bazzoli, da leggere tutto d’un fiato

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la rabbia degli studenti del Venezuela

(La rabbia degli studenti del Venezuela)

E’ una storia di sangue.

E’ una storia di un popolo, ma che porta con sè storie di popoli diversi sparsi nelle pagine dei nostri libri di scuola. Un popolo schiavo di un’ideologia che schiaccia, uccide e sopprime. E’ la storia del Venezuela e dei suoi studenti che, mentre noi lontani, ignari di tutto, conduciamo la nostra vita e magari stiamo facendo colazione o più semplicemente chiacchierando con un amico, vengono picchiati, fucilati, cosparsi di benzina e continuamente minacciati di morte. Loro chiedono libertà, non hanno un’identità, non hanno diritti, hanno fame. Purtroppo questa non è una storia, le persone stanno morendo, i manifestanti sono uccisi, i manifestanti sono ragazzi, studenti universitari. Studenti che grazie alla loro formazione riescono a capire quanto le grandi risorse economiche del paese, infatti il Venezuela è ricco di petrolio, siano sfruttate malamente; mentre a Caracas e nelle altre città gli scaffali dei supermercati sono vuoti, i ristoranti chiudono o non riescono più a garantire pasti a sufficienza, la fame, una carestia, avanza inesorabilmente.

Attualmente il governo del paese è affidato a Maduro che fu designato da Hugo Chavez, ex presidente, alla sua morte. Maduro si sta comportando da despota, reprime ogni tipo di disaccordo. La sua peggior qualità sta nell’essere semi-analfabeta, detiene infatti la quarta elementare. Ma egli sta raccogliendo i frutti seminati da Chavez che durante il suo lungo governo, pur avendo apportato importanti e significativi cambiamenti rivolti alla parte di popolazione più povera, ha costruito il suo potere in modo fortemente autoritario eliminando la libertà di stampa, sbarazzandosi di tutti coloro che minavo o potevano in qualche modo danneggiare il suo potere. Per gestire però questo grande potere serve una personalità forte e autoritaria quale Chavez in grado, grazie al suo astuto populismo, di tenere sotto controllo le rivendicazioni del popolo.

Secondo quanto affermato dal sociologo italiano Pareto un’èlite, una minoranza che governa, esprime il suo potere in modo legittimo se crea nei sottoposti la certezza che sia necessario che al governo ci sia quella determinata minoranza. I modi con cui un’èlite può rendere legittimo il suo governo sono due: tramite l’astuzia o tramite la forza. Posizione sostenuta anche da Machiavelli: “…La forza del leone, l’astuzia della volpe…”. Maduro non è certo una volpe, almeno credo, quindi utilizza la forza per tentare di legittimare il proprio potere, metodo disumano. “La violeza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna ma soltanto distruttrice” questo afferma Benedetto Croce, io sono in tutto e per tutto in sintonia con questa celebre massima.

Mai qualcosa fu creato tramite la violenza e mai sarà possibile creare qualcosa. Gli studenti che sono in piazza a manifestare chedono una cosa sopra tutte, la libertà. Noi che da lontano guardiamo possiamo affermare di averla? O forse anche noi siamo schiavi di qualcosa o qualcuno? Le notizie sul Venezuela ci sono arrivate molto tardi, quando ormai il Venezuela era in guerra civile da un mese e non viene riportato quasi nulla di ciò che realmente accade. Infatti questi poveri studenti vengo uccisi brutalmente, bruciati vivi, pestati a sangue. Siamo liberi? Come possiamo esserlo se le notizie che ci arrivano sono un quarto rispetto a ciò che realmente avviene e, allora, chissà quanti conflitti saranno presenti nel mondo ora, mentre noi conduciamo la nostra vita di tutti i giorni. I conflitti armati registrati alla fine del 2011 erano circa 31 sparsi per il mondo. Noi, ognuno di noi, ogni volta che ignoriamo questi conflitti, che non prestiamo attenzione alle migliaia di persone che muoiono siamo complici al pari di chi preme il grilletto. La libertà, noi che possiamo averla, sarebbe ora che iniziassimo ad utilizzarla per far sì che coloro che muoiono in nome di questa parola non siano morti in vano.

(Federico Bazzoli)


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