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Manca la neve: vivace dibattito a Cerreto Laghi. La nota di Marco Giannarelli per Turismo Appennino, neonata società che gestisce gli impianti

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L’assenza della neve mette in grave difficoltà il sistema turistico del Cerreto che ha visto sfumare gran parte del lavoro del periodo delle feste. Risulta che a Cerreto Laghi ci siano un po’ di polemiche sul tema della mancata attivazione degli impianti di produzione neve e Marco Giannarelli ha preso carta e penna per argomentare le ragioni che hanno impedito tale attivazione, allargando poi il discorso alla necessità di un maggiore impegno degli operatori nel sostegno alla neonata società locale che ha rilevato gli impianti. Trascriviamo di seguito, pari pari, la nota scritta da Giannarelli in data 5 gennaio e inviata alla redazione oggi.

cerretolaghi

Oggi, 5 gennaio, fuori dalla finestra la nebbia e la pioggia, il Lago del Cerreto non ha neanche un velo di ghiaccio, aspettavano tutti la grande nevicata di inizio anno, quella che doveva spazzare via l’alta pressione che per un mese ha portato caldo e sole in montagna e nebbia in pianura, invece dal 2 gennaio tanta pioggia caduta e poca, pochissima, neve; parlavano di 30 cm in pochi giorni invece sono caduti 30 mm d’acqua e 5/10 cm di neve.

Una società che decide di rilevare la proprietà degli impianti, accollandosi un mutuo su più anni non potrebbe sperare in un inizio migliore, la stagione in cui dovrebbero aprire gli impianti del Cerreto finalmente di proprietà dei cerretani meritava un inizio migliore ed invece…

26 Novembre 2015 (o giù di lì): freddo e neve, 50 cm caduti al Cimone e 15 al Cerreto, 4 giorni di freddo al Cimone e neanche 2 al Cerreto con all’orizzonte un periodo di temperature sopra la media e così è stato; nel panorama appenninico solamente al Cimone si è sciato in condizioni via via peggiori, un buon inizio su neve sparata misto naturale, poca in cima a causa del vento, l’Abetone chiude impianti e piste, il Cimone chiude parte delle piste, intorno a loro il nulla se non il Campo Scuola di Febbio.

Il brusio cerretano già indica il gestore che non spara, a sua difesa temperature marginali notturne con risultato di spese elevate e pochi secchi di neve, impensabile garantire l’apertura delle piste con così poco freddo e pochi giorni, a posteriori forse meglio così per una società che auspica di gestire per lungo tempo, visto che dopo il ponte dell’Immacolata sarebbe stato uno spettacolo deprimente con poca neve che se ne va a causa del caldo.

Il gestore degli scorsi anni che rileva la società detentrice della proprietà degli impianti, apre a riunioni per chiedere aiuto, il motto è il solito “Insieme si vince”, si apre la possibilità di appoggiarlo, entrare in società con lui o comunque solamente dare una mano, se ci si vuole credere potrebbe rappresentare la scelta giusta o comunque la meno sbagliata. La realtà sarà anche triste ma è evidente, non ci sono investitori esterni interessati al business degli impianti a fune oppure il loro amore è evanescente, sparisce con il cambiare del vento, riscoprono il mare o chissà quali altri motivi ma non ci sono; c’è una persona amante del lago che si rimette in gioco in prima persona, riprende il Palaghiaccio (unico concorrente) e rileva la proprietà chiedendo a tutti se vogliono dare una mano ma nessuno partecipa.

Giustizia vorrebbe un bilanciamento, non partecipa nessuno ma allo stesso tempo non critica nessuno ed invece non è così. Tutti i cerretani conoscono l’impianto di innevamento, sanno perfettamente che ci vogliono dai 5 giorni agli 8 giorni di freddo per innevare una pista da zero e permettere la pratica dello sci in sicurezza. Dal 26 novembre non ci sono state finestre di freddo tali da consentire di innevare una pista per intero, la prova è stata fatta negli ultimi giorni dell’anno e qualche mucchio è comparso ma poi la perturbazione ha portato acqua a catinelle, alla prossima finestra di freddo si riprova perché poi il tempo dovrà anche essere clemente.

Tutti pensano che una persona da sola non riesce a restare a galla a causa dei costi; la stessa persona quindi, per garantirsi la permanenza anche in futuro, deve operare delle scelte magari impopolari. Così piuttosto che buttar via 50000 € in neve artificiale potrebbe scegliere di aspettare un secondo a causa del meteo veramente poco promettente di inizio dicembre garantendo invece l’apertura degli impianti nei prossimi dieci anni.

Natale 2015 porta notizie confortanti sui primi giorni dell’anno, però senza neve sulle piste per Capodanno prenotano solamente i ragazzini, senza Campo Scuola le famiglie scelgono di stare a casa, 40 anni che si parla di Campo Scuola, progetti approvati e modifiche degli stessi progetti bocciate dalla Soprintendenza, qualcuno dovrà poi spiegare il perché agli operatori e spiegare anche come intende muoversi per riuscire a far approvare questo progetto, non è possibile che in un’area destinata allo sci non venga permesso costruire qualcosa per la pratica dello sci.

Nella vicina Febbio il Campo Scuola è stato innevato al primo freddo, basta poco per innevare un Campo Scuola, ci sono stati degli sciatori e ci sono tuttora, al Cerreto invece il Campo Scuola è un’utopia ormai, è sbagliato sperare che qualcosa cambi e che qualcuno si faccia carico del problema. Invece insieme si può chiedere perché il Campo Scuola rimane taboo per il Cerreto, si può fare del brusio e si può anche domandare di vagliare altre opzioni, così in inverni futuri simili a questo (sperando non ne vengano) si può garantire almeno la presenza delle famiglie al Lago.

In mancanza di questo solo i giovani frequenteranno il Capodanno al Cerreto tanto a loro non cambia mica niente sciare o non sciare, l’importante è arrivare a Capodanno ed ubriacarsi, poi ad anni alterni ci scappa la rissa in mezzo alla piazza, Carabinieri e festa rovinata, velo pietoso steso sulle condizioni del lago post-festeggiamenti.

Il panorama descritto non è idilliaco, anzi, però senza l’unione di intenti e di forze questo è quello che è accaduto negli ultimi anni.

Vi è una sola differenza, gigante, ora le seggiovie sono di un operatore locale che vuole la collaborazione di tutti per garantire una stazione sciistica di livello pari almeno alle dirette concorrenti. Nel silenzio amministrativo totale la società Turismo Appenino, assieme a Federfuni, ha aderito alla campagna di richiesta di stato di calamità esposta alle Regioni ed allo Stato, sperando che ciò eviti conseguenze disastrose per la montagna in generale. La stessa società, ringraziando per la vicinanza degli organismi provinciali e regionali, spera e chiede agli operatori locali di remare nella stessa direzione facendo emergere la volontà di crederci nelle potenzialità della stazione e migliorare insieme.

Concludiamo citando il pensiero di alcuni, certi che lo sci ormai non sia più attrattivo e che invoca le alternative allo sci; non vediamo alternative ad un’attività sportiva in grado di portare al lago all’incirca 120.000 persone tra praticanti e accompagnatori a stagione, generando così un volano economico tale da garantire la sopravvivenza di numerose attività. Se esistessero alternative in grado di portare quei numeri saremmo i primi a voler intraprendere quelle strade.

(Marco Giannarelli, Turismo Appennino)

 


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