Non è che l’intervento abbia riscosso consensi proprio unanimi.
“Nel mio comune di residenza – scrive oggi in FB Valerio Fioravanti – è in atto un processo di degenerazione grave. Un tempo era capace di importanti iniziative culturali di alto livello (vedi Scalfari, Montanelli e Pintor nell”82 a Gazzano), adesso impera un’autarchia di grezzismo senza confini e soprattutto senza critiche”.
“Apprendo da Facebook – prosegue – che è stata scempiata l’unica architettura civile del comune degna di nota (vedi foto). Progettata nei primi 2000 dagli architetti Iotti + Pavarani, che hanno un curriculum di tutto rispetto e sono tra i più bravi giovani progettisti italiani. Incarico assegnato attraverso un concorso di idee bello e partecipato, finanziato attraverso l’Obiettivo 2 dall’allora amministrazione Magnani, lavori terminati nel 2006. Da allora, chi ha guidato il comune non ha potuto o voluto farci quasi nulla, poi è arrivata questa chicca finale, una glassatura priva di senso e contesto. Tra l’altro nel plauso generale di esponenti dell’opposizione e, leggo dai ‘like’, anche dal presidente del Gal”.
Le critiche di Fioravanti proseguono serrate: “Non credo mancassero muri ciechi da dipingere nel territorio comunale, anzi c’è l’orrendo retrobottega del Municipio, lì di fronte, tutto da intonacare. Allora perchè accanirsi con l’unico edificio moderno ben progettato del capoluogo? Evidentemente dava fastidio, bisognava scempiarlo, banalizzarlo, renderlo innocuo. Quello che mi ha colpito è anche il fatto che tutto ciò è avvenuto senza un filo di critica o perplessità e attenzione, senza un briciolo di sensibilità e senza motivo”.
“Se il bello ci può salvare per Villa Minozzo c’è poca speranza”.
L’intervento di Fioravanti, che si conclude con qualche metafora “organica”, come prevedibile ha dato la stura ad una scia di commenti ed interventi.