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“I gufi saranno sconfitti, ma il nostro è un Parco debole come forza materiale”

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Dopo le accuse di una lettrice al Parco nazionale dell’Appennino di non funzionare, essere privo di visibilità e di attrattiva per il territorio, interviene su Redacon con la sua (piccata) risposta il presidente stesso, Fausto Giovanelli.

* * *

Rispondiamo alle critiche, proponendo il fare di questi giorni. Il Parco nazionale sta promuovendo l’Appennino a Expo: fino a ieri 6355 visitatori (numero record rispetto a tutti i parchi alternatisi in quello spazio). Stasera c’è un evento Expo al centro visita di Lagdei. Mercoledì a Milano partecipiamo a un incontro sul turismo sostenibile e la certificazione europea. Giovedì ancora a Expo presentiamo un libro – a mio parere bellissimo – sui colori e “l’Autunno d’Appennino”. Venerdì è il primo dei 2 giorni di un seminario per insegnanti all’Orecchiella di Lucca su educazione ambientale, Unesco e valore dello scambio culturale: ci saranno decine di insegnanti dalle 4 province. Domenica arrivano da diversi Paesi del mondo per una settimana i 50 giovani selezionati col progetto “Score”, investimento europeo su persone da impegnare per lo sviluppo del turismo di ritorno in Appennino. Sullo stesso tema il 26 settembre ci sarà una promozione nazionale a Milano città, insieme con il parco dell’Appennino Lucano e Federparchi. Il 3 e 4 ottobre a Cerreto Laghi c’è il mondiale funghi. Si prevedono alberghi al completo. Potremmo elencare molte cose fatte più o meno bene. Ma probabilmente non servirebbe. Meglio stare ai fatti e alle azioni in corso. Alle critiche serie prestiamo sempre attenzione e rispetto e ci mettiamo la faccia. È senz’altro vero che c’è un divario tra aspettative e risultati, anche perché il Parco nazionale esprime grande forza e presenza culturale, come catalizzatore di idee innovative, ma è molto più debole come forza economica materiale. Devo ancora ricordare che il Parco – e i numeri hanno un peso – muove meno dell’1 per mille del PIL del territorio. È tutto valore aggiunto perché il Parco non preleva un centesimo dall’economia locale e, viceversa convoglia risorse da fuori; ma comunque non determina i trend fondamentali dell’economia e del lavoro. Tantomeno determina quelli della demografia che rispondono a profondità storiche e culturali di dimensioni assolutamente diverse. Seriamente e senza infingimenti potremmo documentare che anche su questo terreno un suo contributo il Parco lo da. Ma va misurato in proporzione ai suoi compiti e alle sue forze. Oltre alle critiche poi vi sono toni e tentativi di delegittimazione, peraltro ricorrenti nel tempo (adesso in politichese li chiamano “gufi”). A questi rispondiamo che sono sempre stati e saranno sconfitti, anzi si sconfiggono da soli, come ogni nichilismo. Parco nazionale e Unesco significano per il nostro Appennino parole, istituzioni e valori positivi, forti, sicuramente duraturi nel tempo, riconosciuti in uno spazio molto grande, qui e fuori di qui.

(Fausto Giovanelli)


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