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Tre delle settanta donne ammazzate nel dopoguerra sono state ritrovate a Cernaieto

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Il libro “Cernaieto – La strage, la croce e il femminicidio di Paolina” sarà presentato lunedì 27 luglio a Castelnovo Monti, nella sala della Croce Verde al piano secondo di palazzo Ducale (ore 21) in un incontro patrocinato dal Comune di Castelnovo Monti e dalla biblioteca civica Raffaele Crovi. Il convegno sarà presieduto dall’Assessore alla Cultura dr. Emanuele Ferrari.

Gli autori: Fabio Filippi e il giornalista Pierluigi Ghiggini, discuteranno con lo storico reggiano Massimo Storchi, scrittore di testi importanti sulla storia della Resistenza e della guerra civile come “Sangue al bosco del lupo” e “Il primo giorno d’inverno” dedicato alla strage compiuta dai nazisti a Cervarolo, con la distruzione del paese. Storchi si è anche occupato di Cernaieto su Ricerche Storiche.

Il libro ricostruisce le vicende della strage compiuta dai partigiani garibaldini, nei giorni della Liberazione. Nel bosco di Cernaieto fucilarono a seguito di un processo sommario i militi della Gnr che si erano arresi a Montecchio, dopo una notte di assedio, in cambio della promessa di aver salva la vita.

Ma a Cernaieto furono uccisi anche tre ragazzi di sedici anni, e furono ritrovati i corpi di ben tre donne ( sulle 72 donne uccise nel dopoguerra), tra cui quello di Paolina Viappiani, una giovane madre di Bibbiano che aveva dato un figlio a un comandante partigiano, catturata nel marzo del 1945, portata nel carcere partigiano di Vedriano, uccisa e sepolta nel bosco della Trinità.

La vicenda di Paolina è stata raccontata solo pochi anni fa dal figlio Paolo Viappiani, a seguito delle iniziative per commemorare le vittime della strage, culminate con l’innalzamento della croce-memoriale nel luogo della fossa comune.

Il libro racconta della croce e dei nove attentati subiti negli anni, dei numerosi tentativi operati perchè di Cernaieto non si parlasse più e di molte vicende rimaste sepolte dal silenzio per decenni: dalla storia di Evaristo Fava, sopravvissuto alla fucilazione e scappato dalla fossa di Cernaieto, sino al misterioso incendio della chiesa parrocchiale di Pianzo e al furto del liber mortuorum dove erano annotati i morti del carcere partigiano di Vedriano.


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