“Sostengo, non certo da oggi, ma ahimè ormai da decenni, che i servizi pubblici fondamentali, che giustamente sono locati a Castelnovo ne’ Monti, in particolare l’ospedale di zona, tendono a diventare insostenibili a causa di un ‘tessuto socio-economico’ sempre più in degrado che caratterizza i comuni che più fanno da ‘corona’ a Castelnovo. I comuni del crinale reggiano, Villa Minozzo, Ligonchio, Collagna, Ramiseto, Busana e fino a Vetto, scontano un costante calo di popolazione attiva con indici preoccupanti di vecchiaia”.
Sono parole dell’ascoltato busanese Claudio Bucci.
“Che poi – prosegue nella sua analisi – mancando coppie giovani, prescindendo da altre motivazioni più culturali dell’attuale società, crollino le nascite è conseguenza ovvia. Ora, se è comprensibile, e giusto, difendere un servizio ospedaliero importante, non rimuoverne le cause di fondo temo possa essere alla lunga perdente”.
Spiega Bucci: “Le cause sono che o sul crinale si creano possibilità di vita e quindi di lavoro o i servizi (oggi la sanità, domani la scuola) non reggeranno. Questa mancanza di lavoro e, a lungo, le insostenibili condizioni per reggere un pendolarismo verso le zone di media montagna e di pianura, sono le ragioni di fondo della crisi di sostenibilità dei servizi pubblici in zona”.
Rimedi? “Occorre aggredire questa situazione! E non lo possono certo fare i comuni interessati, bensì dipende da scelte di fondo da prendersi a livelli più ampi, siano essi provinciali, regionali, nazionali od europei. Ora per non essere, eventualmente, accusato di giusta diagnosi ma di mancanza di terapia (anche questa sostenuta da decenni), la sintetizzo ed esemplifico in tre direzioni”.
Che sono le seguenti: “Ambiente, banda larga, viabilità“.
“Investendo e concentrando prioritariamente risorse nella ‘manutenzione permanente‘ del territorio (e sottolineo permanente) si creano condizioni strutturali di lavoro per imprese, cooperative e artigiani in loco. Il grande volume di interscambi di notizie, di servizi immateriali che oggi caratterizzano il modo di lavorare e produrre, pone il problema di una capillare ‘rete informativa‘. Essendo impossibile, e peraltro non augurabile, insediare infrastrutture industriali sul crinale, occorre rendere sostenibile il pendolarismo verso la media montagna e la pianura, razionalizzando le direttrici viarie della Val d’Enza, della statale 63, della Val Secchia e della Val Dolo verso il crinale”.
“Queste – conclude Claudio Bucci, da poco presidente del Comitato provinciale Inps – mi sembrano precondizioni essenziali! Alla classe politica locale, questo sì, va chiesto il coraggio di ‘scegliere’ e concentrare le risorse evitando la loro distribuzione a pioggia. Ovviamente altri settori in agricoltura, artigianato, turismo, meritano attenzione, ma senza la realizzazione di queste precondizioni temo manchi quella base sociale ed economica per la sostenibilità di ogni attività”.