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A rischio la vigilanza ambientale dell’intera provincia

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Chi penserà a vigilare il territorio dove si svolge la caccia? Accade infatti che la riforma degli organi istituzionali proposta da Delrio ponga attualmente a serio rischio il tema della vigilanza ambientale in provincia. Infatti il discusso riordino degli enti locali non ha ancora chiarito quale sorte toccherà alla Polizia Provinciale –16 le unità impiegate a Reggio Emilia – e, in particolare, dell’attribuzione delle funzioni, come quelle ambientali e di controllo venatorio. Un fenomeno, quest’ultimo, che movimenta migliaia di persone sul territorio provinciale e con interessi economici rilevanti, senza trascurare il tema caro al mondo ambientalista, cioè della tutela della fauna.

Per il comandante Andrea Gualerzi “La riforma delle Province è abbastanza confusa. Ma è chiaro che il gioco del governo è stato quello di tagliare i fondi, lasciando a Regioni, Province ed eventualmente ai comuni la responsabilità di decidere dove far cadere questi tagli”.

L’opera della Polizia Provinciale – che nasceva originariamente come Guardie venatorie – si svolge, più in generale, in ambito di polizia amministrativa, di vigilanza e prevenzione, repressione e informazione al servizio del cittadino: quindi il coordinamento di tutta la vigilanza volontaria delle associazioni ambientalistiche, venatorie e naturalistiche. Spiccata l’attività in campo ambientale. E se è a tutti chiaro che se la dispersione tra un corpo è un altro è notevole (Polizia provinciale, Polizia municipale, Guardia di Finanza, Corpo Forestale, Carabinieri…) quello che non è affatto chiaro è a chi toccherà ora il compito della vigilanza e tutela ambientale. Un esempio: il Corpo Forestale con sede a Castelnovo Monti annovera tre, quattro persone in tutto in un territorio che spazia da Canossa a Villa Minozzo e rappresenta circa la metà della complessiva della provincia.

L’Associazione Italiana Agenti ed Ufficiali di Polizia Provinciale (AIPP) evidenza in una nota l’esigenza di dare certezze anche ai circa 2.600 dipendenti in divisa che operano in Italia – singolare l’esiguità di quelli reggiani, 12 in tutto: “Si tratta di un patrimonio specializzato di risorse umane, con compiti di polizia giudiziaria, che presidia prevalentemente le aree rurali ed extraurbane del Paese, e che attende ancora oggi risposte certe in merito ad una ridda di dichiarazioni ed annunci contraddittori sul personale da ricollocare verso altre pubbliche amministrazioni”.

Il Parco, le zone Sic, la riscoperta delle vallate e la cultura di Matilde da un lato, l’ormai risibile tutela ambientale dall’altra. La Polizia Provinciale reggiano, nel tempo, in virtù anche delle attese riforme questo corpo non si è rinnovato e, ora, presenta un’età media dei componenti sostanzialmente alta. E’ concreto – in base alle informazioni in nostro possesso – il passaggio ad altre amministrazioni od incarichi diversi da quelli maturati e che, certamente, in fatto ad esempio di antibracconaggio o recupero dispersi o ripopolamenti ittici, hanno dato il loro contributo. Per altro, risultano punti di riferimento per le varie guardie volontarie presenti e cui, certamente, non possono essere delegati compiti che richiedono la presenza di polizia.

Da segnalare che gli i comportamenti non corretti in ambito ambientale e venatorio sanzionati sono purtroppo in crescita, secondo gli stessi dati della Polizia provinciale reggiana.


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